GalleryGroup https://www.gallerygroup.it/ Corsi di formazione e comunicazione per aziende Sun, 06 Mar 2022 07:24:17 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.3 https://www.gallerygroup.it/wp-content/uploads/2021/12/cropped-gg_favicon-32x32.jpg GalleryGroup https://www.gallerygroup.it/ 32 32 Talent Management a Genova: CFACTOR https://www.gallerygroup.it/formazione/talent-management-a-genova-cfactor/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=talent-management-a-genova-cfactor Tue, 16 Nov 2021 14:27:25 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=6269 Vi racconteremo una fiaba.   C’era una volta un vasto regno, popolatissimo e ricco di cose e di bellezze. Ma, in questo regno, lo stato era debole, e il suo controllo era labile. Il potere era in mano ad alcuni grandissimi feudatari, che, interessati solo ad accumulare denaro, permettevano qualunque cosa nei loro domini. Il …

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Vi racconteremo una fiaba.

 

C’era una volta un vasto regno, popolatissimo e ricco di cose e di bellezze.
Ma, in questo regno, lo stato era debole, e il suo controllo era labile. Il potere era in mano ad alcuni grandissimi feudatari, che, interessati solo ad accumulare denaro, permettevano qualunque cosa nei loro domini.
Il regno era, quindi, preda di banditi, imbroglioni, ciarlatani, mestatori, visionari, propalatori di ogni culto più strano ed esotico, e qualunque altra possibile categoria di manigoldi.

 

Al tempo stesso, però, in questo regno, si muoveva anche un gruppo di “predicatori”, che avevano un grande numero di seguaci nel popolo. Non erano disinteressati, anche loro parlavano alla gente per denaro. Anche loro avevano beni da vendere. Alcuni in effetti appartenevano alla categoria dei manigoldi di cui sopra. Ma molti di loro provvedevano ai cittadini di quel regno un orientamento, una qualche forma di guida, additando quali erano secondo loro le persone oneste e gli imbroglioni, cosa si poteva acquistare senza pericolo e cosa no, di chi ci si potesse fidare e di chi meno. Così, indirizzandoli, erano loro a decidere di cosa si parlava nel regno. E il loro potere era immenso.

 

Avrete già capito che la fiaba non è tale, il regno di cui vi ho parlato esiste: è la Rete.
Un territorio dove sembra che le leggi dello stato, degli stati, non abbiano alcuna validità. Dove potenti social network accumulano profitti enormi consentendo a qualunque bassezza e a qualunque ciarlataneria di venire diffusa a tutti e di provocare danni enormi alla società e al mondo. Dove le fake news, bufale e teorie cospirative di ogni genere imperversano, fuorviando milioni di persone.

 

E poi ci sono loro. Gli influencer.
Quelli che riescono a farsi ascoltare e a trasmettere un messaggio. Spesso questo messaggio è meramente commerciale. A volte è tossico. A volte è la trasmissione di uno stile di vita. In ogni caso, sono loro che hanno, e sempre più avranno, il potere di controllo di ciò che circola nella rete. E da un influencer si dovrà passare sempre più per indirizzare l’attenzione generale.
E anche qui, non tutti gli influencer sono uguali. Ci sono, in numero relativamente ridotto, quelli che chiamerò i “grandi influencer”, con milioni di follower, che parlano di generalità, e danno consigli ad ampio spettro.
Ma, accanto ad essi, si sommano sempre più i cosiddetti “micro influencer” quelli che hanno un numero di follower più ristretto, ma che si occupano di consigliare la loro platea su argomenti più specializzati, come una certa categoria di prodotti, o un certo hobby, una certa attività.
Ed è sicuro che in futuro, ma già da ora, il loro numero e la loro influenza crescerà, diventando sempre più importanti per indirizzare le scelte economiche e commerciali su Internet.
Si parla al riguardo, sempre più di “influencer marketing”, come dell’attività che condizionerà gli acquisti su Internet in misura sempre maggiore.

 

Ma non è facile diventare influencer, bisogna esserne capaci.
I follower bisogna guadagnarseli, attirarli e accattivarseli uno per uno. E bisogna saperlo fare.
Questo richiede l’acquisizione e il padroneggiamento di una grande varietà di skill, tale da permettere di valorizzare la propria visibilità in rete, e rendersi “attraenti” per i navigatori e i visitatori del proprio sito.

 

Ed è importante che vi sia gente che lo sappia fare; perché, come detto, il commercio su Internet dipenderà in misura sempre maggiore dalle capacità di indirizzo conseguite tramite l’influencer marketing. È quindi un interesse primario dell’industria formare gli influencer, un po’ come già si formano i venditori tradizionali, in modo da costruire in rete un ambiente “friendly” per i propri prodotti.

 

Questa è una delle missioni di CFactor, azienda che si occupa di “talent management”, vale a dire di formazione, promozione e orientamento di nuovi soggetti professionali nell’ambito delle tecnologie digitali.

 

Talent management e influencer marketing

Come detto, il problema degli influencer si riconduce al quadro generale delle problematiche di Talent Management, nel senso più letterale la gestione dei talenti, persone dotate di una ottima capacità intellettuale, associata a genialità, estro vivace, intelligenza intuitiva o emotiva e creatività.

 

Utilizzato soprattutto in ambito aziendale, il talent management si sta progressivamente affermando come strumento di crescita sia per i professionisti delle Tecnologie Digitali, che per coloro che vogliano diminuire il gap dovuto alla carenza di competenze digitali disponibili rispetto a quelle richieste dal mercato del lavoro, considerando anche la crescente richiesta di profili dotati di Competenze Trasversali (”Soft Skills”).
L’esigenza è sentita a tutti i livelli e in tutti i settori interessati dalla rivoluzione digitale, ma è soprattutto nell’ambito dell’utilizzo professionale dei social media che si riscontra una forte richiesta. Ed è qui che si inseriscono le tematiche relative ai micro influencer e all’influencer marketing.

 

La rivoluzione dei micro influencer

Come abbiamo visto in questo settore diventa assolutamente necessaria una visione ed una competenza a 360 gradi.
Accanto alle attività relative al posizionamento ed alla gestione della comunicazione ed alle abilità nella creazione dei contenuti, assumono via via un peso sempre maggiore le competenze sull’influence marketing, che consente di ottenere performance di gran lunga superiori ai media tradizionali, con livelli di engagement nettamente migliori, anche nella monetizzazione della presenza online, mediante la creazione di campagne marketing coerenti con le tematiche trattate.

Un altro aspetto importante è quello delle competenze nei rapporti con aziende ed enti, non solo nella gestione dei contenuti, ma anche per le incombenze burocratiche e tecniche, quali la gestione dei contratti.

E dato che l’esito delle campagne di influence marketing, accompagnato da una corretta azione di social marketing, è misurabile con grande precisione, bisogna sapere come evidenziare e valutare i risultati con report chiari e puntuali, conformi alle richieste del Committente.

CFactor si propone come punto di riferimento proprio in questo settore, con un approccio estremamente innovativo.

Il suo scopo è quello di individuare i migliori talenti social, aiutandoli nella crescita ed ottimizzazione dei propri contenuti. Con un approccio professionale e partendo dalle peculiarità artistiche e personali, viene individuato un “posizionamento” corretto, favorendo una presenza multicanale tanto autentica quanto performante.

 

E i risultati si vedono!

Ai primi di ottobre, 47 influencer, per un totale di 25 milioni di followers, provenienti da tutta Italia, di età compresa tra i 16 e i 40 anni, si sono riuniti alla convention di CFactor a Mirabilandia, uno dei parchi divertimenti più importanti d’Italia.
I ragazzi hanno condiviso con i loro followers un’esperienza mozzafiato tra le attrazioni più divertenti di Mirabilandia e le loro Instagram Stories e video Tik Tok hanno generato più di 6 milioni di visualizzazioni coinvolgendo target di ogni tipo!

 

E sono in arrivo tante altre iniziative e novità…
L’influencer marketing dominerà in futuro la rete: è bene essere preparati.
Come si dice: stay tuned!

Di Piero Chiabra & Marco Penso

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Sanità, il PNRR a rapporto https://www.gallerygroup.it/formazione/sanita-il-pnrr-a-rapporto/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=sanita-il-pnrr-a-rapporto Wed, 13 Oct 2021 07:50:53 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=6210 Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, presentato lo scorso aprile dal Presidente del Consiglio Mario Draghi alla Camera, si propone di risollevare il Paese e di rilanciarlo, cercando di colmare le “lacune” italiane evidenziatesi con la pandemia da Covid-19.   Per il PNRR sono stati stanziati 221,1 miliardi di euro, di cui 191,5 dai fondi …

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Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, presentato lo scorso aprile dal Presidente del Consiglio Mario Draghi alla Camera, si propone di risollevare il Paese e di rilanciarlo, cercando di colmare le “lacune” italiane evidenziatesi con la pandemia da Covid-19.

 

Per il PNRR sono stati stanziati 221,1 miliardi di euro, di cui 191,5 dai fondi dell’Unione Europea e 30,6 di risorse interne, da impiegare entro il 2026 con l’obiettivo di ammodernare e innovare il paese, promuovendo l’integrazione attraverso la tecnologia e la digitalizzazione. Come sappiamo, il piano ha in sé sei missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, salute.
Sulla salute vale la pena insistere e approfondire, perché il Covid-19 ha avuto un impatto devastante, in un sistema che, malgrado sia sempre stato tra i migliori al mondo e contornato da professionisti di eccellenza, ha dimostrato di avere molti difetti che adesso più che mai vanno corretti in prospettiva futura.
Dei fondi stanzianti dal PNRR, 20 miliardi di euro sono destinati alla salute puntando su 3 aree: le Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità e l’assistenza domiciliare. Le Case di Comunità sono presidi socio-sanitari destinati a diventare il punto di riferimento, accoglienza e orientamento a servizi di assistenza primaria di natura sanitaria. Gli Ospedali di Comunità svolgeranno una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero per sgravare l’ospedale da prestazioni di bassa complessità. Infine, l’assistenza domiciliare avrà un aumento significativo di investimenti con progetti di telemedicina proposti dalle Regioni in modo che entro il 2026 il 10% dei pazienti over 65, in particolare quelli con patologie croniche o non autosufficienti, sia preso in carico. Particolare importanza viene data all’innovazione tecnologica e alla ricerca.
Due dei grandi obiettivi che ha messo in luce Draghi durante il suo discorso alla Camera sono rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio e modernizzare, digitalizzando il Servizio Sanitario Nazionale per garantire a tutti un accesso equo alle cure. Possiamo dire che il primo obiettivo sia conseguenza del secondo. La tecnologia lato sensu ha raggiunto livelli altissimi e può essere il motore trainante in diversi ambiti, inclusa la prevenzione. Con lo sviluppo della telemedicina, non si vanno a riempire gli ospedali, spesso in affanno (basti pensare al periodo pandemico) ed è possibile garantire una cura adeguata e accurata del paziente. Con l’erogazione delle cure a distanza è possibile dedicarsi al paziente nel suo domicilio, con grande vantaggio per quelli più fragili, che soffrono di malattie croniche o invalidi e non autosufficienti. La soluzione ha peraltro ricadute positive in termini di protezione del paziente fragile stesso, che in alcuni casi non può vaccinarsi contro il Covid ed è esposto a un rischio maggiore di sviluppare forme più gravi della malattia.
Un approccio tecnologico integrato consente di monitorare il paziente costantemente, i suoi dati vanno inseriti all’interno del Fascicolo Sanitario Elettronico, con un accesso indipendente dall’attore sanitario, che sia il medico di base oppure ospedaliero, così da avere un aggiornamento costante e una continuità nell’assistenza che velocizza e rende qualitativo il processo di prevenzione.
Il telemonitoraggio è fondamentale anche dal punto di vista economico, perché rappresenta un notevole risparmio per il sistema sanitario grazie alla riduzione delle acuzie e quindi degli accessi al pronto soccorso derivanti da complicanze, frequenti nei pazienti con patologie croniche e comorbidità (stima di costo pari a 15 miliardi/anno).
Perché questa evoluzione digitale (e sanitaria) sia possibile e concreta è necessario che tutti gli attori all’interno del sistema sanità collaborino, dal medico di medicina generale, ai ricercatori, specialisti, infermieri e operatori socio-sanitari, in modo da avere un quadro completo del paziente. È altrettanto importante, come prerequisito, che siano adeguatamente formati alla digitalizzazione, gestione e trattamento dei dati.
Si tratta di un lavoro di squadra in cui il paziente, anche il più anziano, deve avere accesso ai suoi dati, in modo che anch’egli possa essere parte attiva e non passiva, come è sempre successo, del mantenimento della propria salute. È d’obbligo l’istituzione di una policy affinché tutte le strutture sanitarie in Italia, non solo locali, possano accedere ai dati del paziente ovunque si trovi non solo per finalità logistiche, come ad esempio un paziente che si trova in un luogo diverso da quello di residenza e ha bisogno di cure, ma anche di ricerca perché avere accesso in ogni momento ai dati dei trial clinici di pazienti con malattie rare può essere determinante. L’interoperabilità è fondamentale tra le Regioni, che devono avere a disposizione ogni mezzo per comunicare fra loro, senza differenze, annullando le distanze, fisiche e logistiche che oggi impediscono sinergie virtuose.
Un approccio olistico e di cooperazione deve allargarsi a tutti gli stakeholders della sanità, della Ricerca e dell’industria tecnologica, non solo dal punto di vista dei dati, ma anche da quello dei macchinari più avanzati e delle infrastrutture, affinché siano implementati e utilizzati in maniera ottimale. Bisogna sviluppare le nuove competenze che la transizione tecnologica richiede in continuo, ammodernando le strutture in modo che anch’esse possano essere adeguate.
Digitalizzazione e big data, telemonitoraggio, strutture all’avanguardia e macchinari altamente tecnologici necessitano di interventi infrastrutturali, ed è noto quanto l’Italia da questo punto di vista sia indietro soprattutto in aree rurali e nel Sud del Paese.
La deduzione è che l’ecosistema salute, come si propone di realizzare il PNRR grazie agli ingenti fondi stanziati, necessita di un grande lavoro di squadra, interoperabilità tra settori anche diversi, per lungo tempo distanti. Devono essere integrate culture e discipline per analizzare i vari aspetti che compongono la salute: clinici, sociali, economici, giuridici, tecnologici, informatici e telecomunicativi. Solo in questo modo si può parlare di ecosistema sanitario e non semplicemente di sistema, come siamo abituati sino ad oggi e che la pandemia ha evidenziato in tutte le sue criticità.
In conclusione, il PNRR mette in luce un aspetto fondamentale: l’integrazione, per tutti gli attori chiamati in campo, che devono collaborare in favore di un rapido, concreto cambiamento, di una comunicazione più efficace tra le Regioni e con il mondo della Ricerca, asset fondamentale di ogni Paese evoluto. Ma dobbiamo parlare anche di integrazione sociale, con il paziente al centro, consapevole del suo stato di salute e che non deve mai sentirsi abbandonato, come invece spesso accade con il paziente anziano, isolato durante l’emergenza Covid-19.
Il PNRR è un’opportunità, una grande occasione per “dimenticare” la pandemia, affrontare nuove sfide e continuare a garantire la sostenibilità economica di un sistema sanitario, il modello italiano, per tutti, ancora ricco di moltissime eccellenze.

Paolo Macrì

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Romanzi a tante mani: il digitale che non ti aspetti https://www.gallerygroup.it/formazione/romanzi-a-tante-mani-il-digitale-che-non-ti-aspetti/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=romanzi-a-tante-mani-il-digitale-che-non-ti-aspetti Fri, 04 Jun 2021 12:32:46 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=6027 Da un po’ di tempo, le tecnologie digitali vengono criticate. Da una pluralità di fonti queste tecnologie, utilizzate in periodo di pandemia per svolgere le lezioni in remoto, sono state accusate di aver diviso i ragazzi, arrivando addirittura a minare, in qualche caso alla base, la possibilità dei giovani di interagire gli uni con gli …

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Da un po’ di tempo, le tecnologie digitali vengono criticate.

Da una pluralità di fonti queste tecnologie, utilizzate in periodo di pandemia per svolgere le lezioni in remoto, sono state accusate di aver diviso i ragazzi, arrivando addirittura a minare, in qualche caso alla base, la possibilità dei giovani di interagire gli uni con gli altri privandoli dei rapporti di gruppo caratteristici della loro età. Da qui, educatori, pedagoghi, esperti di varia provenienza e caratura sono spesso poi partiti per emettere giudizi fortemente negativi sulle tecnologie digitali in sé, bollandole come nemiche della socialità, come un modo di isolare i giovani, come, alla fine, un pericolo per una loro corretta evoluzione in individui adulti e responsabili, come attori di una società civile.

Non è così. Non del tutto, non sempre.

 

In effetti, per chi ha visto queste tecnologie nascere e crescere, queste critiche sorprendono. Le tecnologie digitali hanno unificato il mondo, lo hanno strettamente integrato trasformandolo in un’unica piazza globale, fino al punto che, da parte di altri esperti, paradossalmente, si critica l’eccesso di comunicazione che dà spazio a notizie tendenziose e a false teorie, fino a sfiorare l’assurdità e il sovvertimento di massa.

 

 

Com’è possibile che una tecnologia che unisce tutti possa separare i ragazzi?

Forse si potrebbe pensare che nel caso della scuola e del forzato apprendimento a distanza causato dalla pandemia, le tecnologie digitali non siano state usate nel modo corretto e che un altro modo sia possibile. Può essere?

Per questo DiCulther e Paolo Vanacore hanno fatto un esperimento.

DiCulther, un’organizzazione dedita alla promozione della cultura digitale, e lo scrittore Paolo Vanacore, si sono posti la domanda su come si potesse concepire un’iniziativa implementata tramite tecnologie digitali, in grado di creare una rete di interazioni sociali ed emotive tra i giovani che facesse loro trovare, o ritrovare, la voglia di stare insieme attraverso la scoperta della bellezza di un lavoro comune che facesse loro comprendere come il lavorare insieme e il capirsi non dipendano dal mezzo con cui si comunica, ma dall’avere un obiettivo condiviso e una serie di “regole di ingaggio” per rapportarsi gli uni con gli altri, in modo da impostare un dialogo che porti a stabilire una comunità, virtuale o meno. Ma quale lo scopo, quali le regole di ingaggio?

 

E poi, è venuta l’idea: un romanzo e una gara.

 

Un romanzo: mettere insieme studenti di scuole e classi diverse che, sulla base di un breve incipit predefinito, si auto organizzino e scrivano una trama, un dipanarsi di vicende collettive intrecciate tra loro che sia coerente e autoconsistente avvincendo sia il lettore nella descrizione di un percorso che chi lo scrive, perché all’interno di esso possa vedere proiettata una parte di sé. E far avvenire tutto questo totalmente in remoto, attraverso gli strumenti di comunicazione resi possibili dalle tecnologie digitali.

Una gara: diversi team che, sulla falsariga dello stesso incipit di base, generino romanzi diversi che sviluppano diverse opzioni e alternative per poi valutare cosa è stato fatto e inserire un elemento di competizione con una selezione del migliore romanzo e un suo inserimento nei canali che portano alla stampa.

Diverse scuole, in tutta Italia, sono state coinvolte in questo esperimento.

A Genova, sotto il coordinamento e l’assistenza della OdV diGenova, sono state definite due squadre composte ciascuna da classi di tre licei genovesi: una squadra dei licei D’Oria e Mazzini e una del Liceo Colombo.

Ciascuna squadra doveva scrivere un romanzo a partire da una condizione iniziale riassunta in un breve testo: un ragazzo parte per il primo viaggio della sua vita assieme a un gruppo di amici all’inizio del Covid e prima di partire lascia una lettera ai genitori. Da lì, i due team dovevano scrivere, indipendentemente l’uno dall’altro, un romanzo completo che sarebbe stato confrontato con l’altro e con quelli prodotti dagli altri team sparsi per il paese, per poi scegliere uno o più vincitori.

È da notare come ciascun team fosse composto da un numero di studenti variabile tra i 60 e gli 80, che i ragazzi delle diverse classi, anche all’interno dei singoli team, non si conoscessero e che i professori, a parte alcune indicazioni iniziali, si sono completamente astenuti dal partecipare e dall’interferire con il lavoro dei loro studenti. E che, inoltre, tutti i contatti tra i singoli membri di ciascun team si sono svolti durante periodi di lockdown, con sistemi di comunicazione a distanza come unico mezzo di comunicazione tra ciascuno di loro.

 

I risultati sono stati sorprendenti, quasi sconvolgenti.

 

Gli studenti, lasciati a sé stessi, solo provvisti di un obiettivo accattivante e di un compito, una missione si sono immediatamente interconnessi, hanno stabilito contatti tra di loro e in un tempo brevissimo, hanno trasformato ciascun gruppo, deliberatamente lasciato “libero” e senza vincoli, in una organizzazione strutturata, dotata di un organigramma e di una struttura funzionale in grado di affrontare al meglio un lavoro complesso e articolato quale la scrittura di un romanzo.

Addirittura, le organizzazioni che si sono date erano diverse e funzionali alla diversa struttura di base del romanzo che i due gruppi avevano deciso di dare.

Il tema D’Oria-Mazzini aveva incentrato il suo romanzo sull’approfondimento della natura, della personalità e dei profili tematici ed esistenziali di tre personaggi, diventati le figure chiave del romanzo, sui cui sviluppi e sulle cui vicende si sarebbe incentrato il corpo dell’opera.

Il team del Liceo Colombo ha deciso di sviluppare il romanzo secondo un doppio binario parallelo: quello della vicenda “di base”, indicata dalle condizioni iniziali, con un suo protagonista e dei comprimari, e quello di “Marco”, l’autore della vicenda stessa, che prende forma man mano che lui la scrive e di cui vengono descritti il travaglio e la maturazione interiore, sullo sfondo dei suoi problemi di identità e di rapporti, in primis con i suoi genitori. Un’invenzione letteraria complessa che, francamente, non ci si sarebbe aspettati da un gruppo di ragazzi senza alcuna esperienza di scrittura.

Così si sono messi al lavoro. Con passione, dedizione e fatica.

Si sono conosciuti, incontrati imparando a comprendersi. Si sono confrontati, hanno scambiato le loro idee. Hanno discusso, litigato, raggiunto accordi. Hanno valutato differenti opzioni, scelte e hanno preso decisioni su quale fosse quella migliore. Hanno messo in questo lavoro una parte di sé stessi, delle loro aspirazioni e speranze, identificandosi con tanti aspetti dei loro personaggi. Hanno creato tanti fili di eventi che, orditi insieme, hanno generato trame varie e coinvolgenti.

Hanno dato a tutto questo un senso profondo che viene da dentro di loro, da ciò che accade quando si è giovani, sull’orlo della vita in attesa che prenda una sua direzione che ancora non si conosce. Tutto questo è stato messo in quei romanzi.

 

Le tecnologie digitali non solo non hanno ostacolato, ma sono state uno strumento prezioso con cui gli studenti hanno potuto collaborare tra loro senza problemi di tempo, distanze o appartenenze a questa o quella classe o istituto.

Sì, in un certo senso le tecnologie li hanno resi soli: soli tra di loro. Ma tra loro comunicanti in modo vivo, operoso ed efficace. Il risultato sono stati due romanzi bellissimi che danno una viva emozione a chi li voglia leggere e coinvolgono nella lettura.

Dopo che i romanzi sono stati consegnati, abbiamo intervistato i ragazzi. Tutti hanno dichiarato che avevano vissuto questa esperienza con entusiasmo e partecipazione e che si erano identificati nei personaggi delle loro storie. E che, grazie a questa iniziativa, avevano scoperto nuovi amici, idee e modi di relazionarsi. Tutto questo si poteva capire dai loro volti da cui traspariva che questa esperienza se la porteranno con loro e nelle proprie attività future e se ci metteranno una parte di sé stessi, come hanno fatto con questo romanzo, le realizzeranno sicuramente con successo.

I vincitori del concorso sono stati proprio i ragazzi dei nostri Licei, il Liceo Colombo si è classificato primo, mentre il Team D’Oria/Mazzini secondo vincendo anche due premi speciali della giuria “L’amore in ogni sua forma” e “Immigrazione e integrazione” rispettivamente.

 

Ma penso che questa gara l’avevano già vinta tutti i ragazzi che hanno partecipato.

Penso che l’abbiano vinta i ragazzi che hanno compiuto un piccolo (piccolo?) passo verso la cultura e una maggiore conoscenza di sé e degli altri. Penso che l’abbiamo vinta tutti noi, perché il risultato di questa gara ci consente un po’ di ottimismo.

Questa gara ci dimostra infatti che, anche per le tecnologie digitali, il nuovo non ha intrinsecamente il potere di deprimere le qualità dell’Uomo. Presto o tardi, in una maniera o nell’altra, l’Uomo, le sue idee, la sua passione, il suo lavoro vincono e rendono la tecnologia uno strumento, utilizzabile per il bene o per il male, ma sempre dall’Uomo del quale incrementano soltanto le potenzialità.

Basta trovare il corretto modo di utilizzarlo e questo alla fine si trova, sempre. In questo senso, si può dire che quei ragazzi, quegli studenti, hanno dato, loro a noi, una lezione.

A cura di Piero Chiabra, diGenova OdV


GGallery è da sempre attenta ai giovani e al mondo dell’istruzione, collaborando con diversi progetti di scambio scuola-lavoro, realizzando stage e tirocini o partecipando attivamente alle iniziative della Regione o del sistema, scolastico, universitario e Confindustriale come “Garanzia Giovani”, “Ragazzi in Azienda” e “Voglio Fare il Manager” o infine “Career Day”.Per info o collaborazioni, contattare la dott.ssa Luciana Santoro – luciana@gallerygroup.it

 

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Un prima e un dopo https://www.gallerygroup.it/comunicazione/un-prima-e-un-dopo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=un-prima-e-un-dopo Thu, 22 Apr 2021 13:02:23 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=5946 Iniziare questo articolo partendo da: “esattamente un anno fa…” sarebbe scontato o banale, in quanto tutto quello che è successo durante questa pandemia è solitamente tracciato da un prima e da un dopo, ancora da decifrare. In effetti, la riorganizzazione verso l’utilizzo dei sistemi di video conferenza in senso lato, per noi risale a prima, …

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Iniziare questo articolo partendo da: “esattamente un anno fa…” sarebbe scontato o banale, in quanto tutto quello che è successo durante questa pandemia è solitamente tracciato da un prima e da un dopo, ancora da decifrare.
In effetti, la riorganizzazione verso l’utilizzo dei sistemi di video conferenza in senso lato, per noi risale a prima, alla fine del 2019, quando inauguravamo la nostra webinar room, uno spazio pensato per ottimizzare il lavoro del personale interno, riducendo le trasferte e per favorire i nostri clienti con la possibilità di organizzare eventi online, soprattutto a carattere formativo, supportati da strumenti e infrastrutture professionali.
Importanti investimenti in schermi, telecamere, microfoni, software e spazi in cloud erano mirati a organizzare un ambiente di produzione moderno, efficiente e di eccellenza. Ma non tutti erano pronti a questa “evoluzione”. Certamente abbiamo suscitato interesse e attenzione, ma pochi erano disposti a lasciare gli spazi reali, per incontri virtuali, o come si dice oggi online. Eppure, stiamo parlando di 16 mesi fa, non dei primordi di Internet connessi con un modem a 56k.
Tracciare questa linea temporale è importante perché gli strumenti per cambiare il modo di comunicare e realizzare eventi online c’erano da tempo, ma mancavano elementi più importanti: mentalità, competenze digitali e necessità.
Mentre le notizie sulla pandemia riempivano le giornate e le limitazioni portavano sempre più persone bloccate nelle case, tutti gli eventi programmati pre-pandemia, settimana dopo settimana, venivano cancellati o rimandati senza alcuna certezza. L’unica alternativa era una migrazione online, trasformando tempi, modi e abitudini, favorendo la partecipazione a distanza.
I software disponibili sul mercato per webinar o meeting erano diversi e alcuni, sconosciuti, si sono affermati con crescite rapidissime ed esponenziali (chi conosceva Zoom prima di un anno fa?). Improvvisamente è stato necessario, anzi obbligatorio, dotarsi di questi strumenti e in molti casi non è stata una scelta banale: mancavano le competenze per scegliere, implementare, adattare e utilizzare in un nuovo mondo del lavoro… new normal.
In questo anno di disorientamento e di difficoltà la nostra riorganizzazione aziendale sul modo di comunicare e di fare formazione è stata fondamentale, sia per ridare vita ai prodotti e servizi tipici di GGallery, sia per affiancare enti e aziende con interventi di servizio e consulenza: non si trattava semplicemente di fornire un account o di comprare una licenza, ma individuare necessità, strumenti operativi e personalizzazioni per ogni singola realtà.
L’esperienza ormai ventennale nell’e-learning e nell’organizzazione di eventi residenziali ha facilitato e accelerato un processo produttivo di innovazione sulla struttura informatica, integrando risorse differenti, con attenzione massima alla semplicità e alla scalabilità dell’offerta, senza rinunciare a una serie di servizi accessori funzionali a una diretta perfetta, che fosse anche accattivante e soprattutto interattiva.
Nella fase iniziale sono state dedicate molte energie e attività di analisi per individuare il sistema di video conferenza più immediato, efficiente e flessibile. Perché i nostri clienti/utenti non erano sullo stesso livello, anzi, molte persone facevano fatica anche a compiere i passi più elementari, come accendere la webcam e regolare il microfono.
È stato fondamentale fornire un’assistenza qualificata, attraverso tutor tecnici e di processo per guidare relatori e partecipanti nella soluzione di problemi banali come lo sfondo dell’inquadratura, l’illuminazione o la condivisione di video e immagini, o per la corretta impostazione metodologica nella gestione dei tempi, del ritmo delle interazioni o della webinar netiquette. Il bello della diretta richiede naturalmente che queste attività di assistenza e controllo continuino, anzi si intensifichino durante ogni evento, per prevenire problemi tecnici, garantire tranquillità a pubblico e relatori, gestire in modo efficiente le potenzialità dell’interazione a distanza, talvolta superiori a quelle residenziali.
Gli imbarazzi iniziali di pubblico e speaker sono stati molti, istruttivi e anche divertenti se visti dopo un anno di esperienza, con centinaia di webinar di ogni tipo e decine di migliaia di utenti collegati. Ancora oggi non si può dare tutto per scontato e per questo continuiamo a creare e utilizzare video trailer, sigle e video guide in attesa della diretta, per dare consigli, istruzioni di utilizzo e informazioni.
Nella progettazione dell’evento, la scelta del format tra webinar (raccomandato per grandi numeri di utenti) e meeting (destinato a un pubblico ridotto ma totalmente interattivo) è la prima valutazione da compiere e da definire per creare un ambiente adeguato rispetto agli obiettivi e al contesto.
I protagonisti di ogni evento devono avere la giusta visibilità e immagine, su un palco virtuale al quale normalmente non sono abituati. Per questo abbiamo alzato il livello di sicurezza e comfort, portando i main speaker nel nostro studio di produzione, dove possiamo personalizzare il set come in un talk televisivo, migliorando le riprese attraverso telecamere e microfoni professionali e soprattutto gestendo una regia in diretta che consente di inviare le immagini migliori, utilizzare sfondi virtuali o condividere e mixare contenuti multimediali.
I trucchi del mestiere rendono tutti gli interventi più fruibili, dinamici e qualitativi, tanto da meritare di essere registrati e post prodotti per essere poi caricati e visti in modalità asincrona su siti o piattaforme dedicate per ogni evento, con possibilità di tracciamento della fruizione, analisi dei tempi di accesso o integrazione di test e questionari.
L’impostazione dei primi eventi è stata di natura formativa o per la diffusione di comunicazioni formali, per poi evolversi in ambiti più complessi come convention, feste aziendali, meeting motivazionali di reti vendita, spettacoli teatrali, musica e improvvisazione.
In occasione del Natale, è stata per noi una grande soddisfazione organizzare gli “auguri online”, aiutando le aziende nostre clienti a gestire un momento di festa, sentito e voluto tra i colleghi, nonostante il momento difficile che tutti stavamo attraversando. Per una corretta impostazione del clima e del tono abbiamo puntato su biglietti d’invito a tema, sigle e musiche natalizie, abbiamo coinvolto ospiti famosi per l’intrattenimento, in altri casi sono stati i dipendenti stessi a chiedere uno spazio; fino a riuscire nella cosa che sembrava più complessa: fare un brindisi tutti insieme con spumante e panettone (spediti in anticipo dall’azienda al domicilio di ogni dipendente).
Gli eventi che creiamo, progettiamo e gestiamo oggi, sono sempre più sofisticati, curati e potenzialmente complessi. Abbiamo inventato nuovi modi di comunicare, formare e intrattenere un pubblico estremamente variegato, grazie a tante diverse figure professionali che devono cooperare all’unisono, pre-durante-post evento: informatici, tecnici audio/video, registi, copywriter, creatori di contenuti, tutor, conduttori, moderatori.
Che si tratti di un congresso su più giorni e con eventi in contemporanea, di una semplice riunione aziendale o di un vero e proprio spettacolo, organizzare un evento online vuol dire mettere al centro un’idea e svilupparla sotto tutti i punti di vista, con attenzione ai minimi dettagli e ai diversi accessori che possono renderlo unico. Certamente non può essere sottovalutato e pensato come una semplice videochiamata da fare in autonomia e con improvvisazione.
Forse, primo fra tutti è il valore dell’assistenza in ogni fase del processo, che permette a chi va in diretta di poter pensare solo alle cose da dire, e a chi partecipa di imparare o divertirsi, sapendo che in ogni caso una specie di grande fratello è pronto a intervenire.

Paolo Macrì
Articolo pubblicato su Genova Impresa 2/2021

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ORNANO LIVE: un format di successo https://www.gallerygroup.it/comunicazione/ornanolive-format-di-successo-spettacolo-interattivo-online/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=ornanolive-format-di-successo-spettacolo-interattivo-online Mon, 15 Mar 2021 12:03:55 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=5862 Cosa aspettarsi da un’azienda che, dopo 30 anni di attività nel campo della formazione, decide tutto d’un tratto di varcare le porte del mondo dello spettacolo in piena pandemia? Il motivo che ha spinto a intraprendere questo percorso è chiaro: dopo un anno così stressante, una risata in compagnia di uno dei comici genovesi più …

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Cosa aspettarsi da un’azienda che, dopo 30 anni di attività nel campo della formazione, decide tutto d’un tratto di varcare le porte del mondo dello spettacolo in piena pandemia?
Il motivo che ha spinto a intraprendere questo percorso è chiaro: dopo un anno così stressante, una risata in compagnia di uno dei comici genovesi più amati può davvero dare un po’ di sollievo al cuore. Ma come realizzare con successo uno spettacolo comico a distanza? È tutt’altro che scontato.

Trovata l’idea e stretti gli accordi con il comico Antonio Ornano e il suo amico/autore Simone Repetto, restava la parte più dura del lavoro: studiare un format vincente che potesse colmare la distanza tra il pubblico e il “palco”.
Le scelte tecniche sono state probabilmente le più semplici da compiere, grazie agli strumenti e alle tecnologie già presenti in azienda.
La sala di registrazione è diventata il cuore pulsante di tutto il progetto: le luci, i tecnici e le attrezzature hanno rappresentato un ottimo punto di partenza. Tra gli altri, l’utilizzo del blue screen e il chromakey ha permesso di includere immagini e fotografie, che hanno sicuramente contribuito a creare l’atmosfera gioiosa desiderata.
Non va sottovalutata la piattaforma scelta per lo spettacolo, Zoom, che ha garantito un margine di lavoro piuttosto ampio, grazie all’importante esperienza maturata nel tempo in azienda. Gestire un progetto nuovo, utilizzando, seppur con un approccio radicalmente diverso, un ambiente di lavoro di cui si ha grande padronanza, ha contribuito al successo già dal primo spettacolo.
Il coinvolgimento attivo del pubblico doveva essere la prerogativa nelle scelte strategiche, per dare l’idea di uno spettacolo web interattivo: la bellezza dell’andare a teatro risiede proprio nella sensazione di essere immersi nella scena e, soprattutto con gli spettacoli comici, di farne quasi parte.
Forti dell’esperienza aziendale in linguaggi e piattaforme multimediali, abbiamo trovato la soluzione: capovolgere la situazione standard dei corsi di formazione a distanza permettendo a tutti di vedersi e di interagire come protagonisti. Il pubblico, grazie alla regia in diretta che coordinava “dietro le quinte” la partecipazione di tutti, poteva porre domande, intervenire e rispondere anche a sondaggi, direttamente dal proprio divano.
Decidere di mantenere gli schermi di tutti i partecipanti attivi è stata sicuramente una delle mosse vincenti. Così facendo, siamo riusciti ad andare oltre il “One Man Show”, in cui l’audience si limita ad ascoltare passivamente, tramutando il tutto in uno spettacolo interattivo sotto ogni punto di vista: ci piace pensare che per 90 minuti siamo entrati nelle case dei nostri spettatori e che loro, contemporaneamente, sono entrati nel nostro studio.
Si è creata così, inaspettatamente, una comunità di sconosciuti che hanno iniziato a comunicare e a socializzare tra loro, quasi come se si conoscessero da tempo: nessuna vergogna nel mostrarsi nell’intimità di casa propria, con la tavola apparecchiata o in pigiama!
Questa sensazione di familiarità e spensieratezza ha permesso ad Antonio Ornano di giocare con gli spettatori, prendendosi e prendendolo in giro, garantendo una totale spontaneità.
L’improvvisazione grazie al “contatto” con l’audience ha giocato un ruolo fondamentale nella riuscita del progetto, che in 3 diverse edizioni dello spettacolo (più repliche) ha visto collegati migliaia di utenti, felici e divertiti da questa “invasione domestica” spiritosa. Adulti, bambini, coppie, famiglie, persino single che hanno lanciato un appello per trovare l’amore: tutti si sono sentiti a proprio agio a svelarsi nella propria quotidianità, partecipando a questo nuovo modo di fare teatro.
Un progetto nuovo, concretizzato in tempi record, sfruttando in maniera diversa ma innovativa le tecnologie di utilizzo quotidiano: è stata un’estremizzazione aperta delle regole standard dei corsi in e-learning, combinata a creatività, coraggio e ovviamente una piccola dose di sana follia.

Pour certains et dans quel ordre, après, buvez beaucoup d’eau pour aider le comprimé à traverser votre corps. Cela ne veut pas dire que Kamagra soit inefficace ou malgré la nature intellectuelle, les ensembles de la réincarnation où les deux achètent pas cher Galerie De Cialis lutte littéralement transformer le bois avec des chaînes.

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Il podcast è un cavallo vincente https://www.gallerygroup.it/sostenibilita-sezione-video/podcast-cavallo-vincente/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=podcast-cavallo-vincente Sun, 28 Feb 2021 11:53:32 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=5734 Se avete mai ascoltato un audiolibro, una trasmissione radiofonica o un TED talk su YouTube, sarà facile per voi immaginare cosa sia un podcast, se naturalmente non siete già degli appassionati di Spotify, Google podcast, Apple podcast o ITunes. Il miglioramento delle infrastrutture degli ultimi anni, infatti, insieme alla facilissima riproducibilità di queste e altre …

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Se avete mai ascoltato un audiolibro, una trasmissione radiofonica o un TED talk su YouTube, sarà facile per voi immaginare cosa sia un podcast, se naturalmente non siete già degli appassionati di Spotify, Google podcast, Apple podcast o ITunes.

Il miglioramento delle infrastrutture degli ultimi anni, infatti, insieme alla facilissima riproducibilità di queste e altre app, free e paid, su computer, tablet, smartphones, home speakers e automobili, sta alla base dell’esplosione del fenomeno podcast, non più solo nicchia per nerd o fenomeno statunitense ma vera e propria nuova realtà italiana ed europea.

Il podcast, forte del rapporto intimo che riesce a creare con gli ascoltatori, sta diventando un nuovo mezzo espressivo e un potente strumento di marketing che, sempre più aziende ed enti, stanno implementando nelle loro strategie comunicative.

I numeri di crescita e di efficacia sono impressionanti e le potenzialità molteplici ed ancora inesplorate.
Stiamo parlando di circa 8 milioni e mezzo di individui (in costante crescita) che ascoltano podcast quotidianamente, una fascia di pubblico giovane e di livello socio-culturale elevato, generalmente disposta a spendere per servizi premium.

Si tratta di persone che riempiono le loro giornate di contenuti audio, sia nei momenti di relax, sia quando stanno svolgendo altre attività, sia nei tempi richiesti dagli spostamenti in auto, in bus o in treno.

L’ascolto medio di un episodio podcast si attesta intorno ai 20 minuti, periodo di tempo rimarchevole considerando che, secondo uno studio recente di Microsoft, l’attenzione media su internet ruota attorno agli 8 secondi.

Se poi ci concentriamo sul tasso di conversione, i numeri sono ancora più stupefacenti: sono infatti quasi 7 persone su 10 che ricordano di aver ascoltato un messaggio pubblicitario legato ad un podcast, mentre 5 persone su 10 ricordano di aver compiuto un’azione a seguito di un messaggio pubblicitario, dal cercare maggiori informazioni sul brand, a diffondere il contenuto fra amici e parenti, fino a comprare il prodotto o servizio.

Insomma, dalla comicità alla narrazione, dalla divulgazione all’informazione, dalla scienza all’arte, pare non ci sia nessun ambito che non possa trarre beneficio da questo nuovo media che, nel giro di pochi anni, a detta di tutti i migliori analisti, sarà sempre più importante e comune, quanto avere oggi un account Facebook o Instagram.

Sia i giovani che sperimentano nuovi linguaggi, sia grandi aziende farmaceutiche o automobilistiche, piccoli commercianti o artigiani,  enti culturali o istituzionali stanno sperimentando questo nuovo modo di comunicare che oggi sembra rappresentare davvero un cavallo vincente.


GGallery, avvalendosi di Simone Repetto, autore e produttore podcast (“Storie notturne per persone libere: rebrand.ly/SN ) e di una rete di professionisti di alto livello sta iniziando a proporre a clienti vecchi e nuovi questa possibilità innovativa.

Pensi che possa essere utile per la tua azienda e vorresti approfondire? Parliamone!

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Il futuro della formazione: l’hybrid learning https://www.gallerygroup.it/formazione/futuro-della-formazione-hybrid-learning/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=futuro-della-formazione-hybrid-learning Wed, 13 Jan 2021 17:51:42 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=5731 Tra i tanti settori che hanno subito gli effetti negativi della pandemia da Covid19 c’è quello del MICE (meetings, incentives, conferences and exhibitions) ovvero congressi, seminari e convention aziendali, che notoriamente si sono sempre svolti di persona coinvolgendo un elevato numero di partecipanti. Con il lockdown, che ha reso impossibile lo svolgimento tradizionale di questo …

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Tra i tanti settori che hanno subito gli effetti negativi della pandemia da Covid19 c’è quello del MICE (meetings, incentives, conferences and exhibitions) ovvero congressi, seminari e convention aziendali, che notoriamente si sono sempre svolti di persona coinvolgendo un elevato numero di partecipanti.

Con il lockdown, che ha reso impossibile lo svolgimento tradizionale di questo tipo di attività, si è assistito alla diffusione dell’utilizzo dei sistemi di videoconferenza e ad una parziale conversione degli eventi residenziali in meeting online e webinar.

Ad oggi, novembre 2020, la normativa vigente prevede che siano sospese tutte le attività convegnistiche e congressuali, ad eccezione di quelle che svolgono in modalità a distanza.

Ma quale sarà lo scenario che si prospetterà quando sarà possibile riprendere gli incontri de visu, nel rispetto delle misure di distanziamento sociale e di contenimento del contagio?

Molto probabilmente sarà favorito lo sviluppo di un nuovo format, detto ibrido, capace di coniugare la tutela della salute con i bisogni formativi e/o comunicativi.

In particolar modo nel campo della formazione, potrebbe prendere piede la didattica ibrida o hybrid learning. Si tratta di eventi che prevedono la fusione di presenza fisica e virtuale, ovvero che si rivolgono simultaneamente sia a persone presenti in aula che collegate da remoto.

Il fattore innovativo della didattica ibrida risiede nella possibilità di raggiungere in totale sicurezza un numero anche molto elevato di discenti, potendone misurare meglio l’audience engagement.

Altro aspetto interessante è che la didattica ibrida è più sostenibile in quanto ha un impatto in termini di consumo di Co2 inferiore a quello di un evento in presenza per lo stesso numero di partecipanti.

Spesso l’hybrid learning viene considerato un sinonimo di blended learning, ma in realtà si tratta di due metodologie didattiche molto differenti; se la prima, come abbiamo visto, si rivolge in simultanea a discenti in presenza e a distanza, la seconda prevede un’alternanza tra lezioni analogiche tradizionali e lezioni online.

Nel blended learning, infatti, si combinano e mixano diversi metodi di apprendimento, ma questi non si affiancano mai; i discenti non hanno possibilità di scegliere la metodologia di loro preferenza e di personalizzare la propria esperienza formativa, ma devono seguire un percorso strutturato.

Il vantaggio dell’hybrid learning è proprio quello di essere flessibile, caratteristica indispensabile durante la situazione attuale. L’insegnamento ibrido, inoltre, rende l’apprendimento più accessibile ai diversamente abili e consente ai discenti che risiedono in aree remote di poter formarsi senza difficoltà.

Sebbene l’hybrid learning sia una misura di emergenza, è molto probabile che diventi un pilastro della formazione, in quanto può essere la chiave per interpretare il presente e l’immediato futuro, garantendo sicurezza, partecipazione del pubblico e sostenibilità.


Nell’autunno 2019 e quindi in tempi non sospetti, GGallery aveva inaugurato la propria “webinar room”, per avviare e potenziare una serie di progetti e percorsi formativi a distanza in modalità sincrona. È stato automatico cogliere e valorizzare la trasformazione in atto: già nelle primissime settimane di emergenza Covid-19 sono stati prodotti i primi corsi e-learning con registrazione da remoto e convertiti molti degli eventi residenziali nel formato “video conferenza”. Ad oggi il nostro calendario 2020 conta oltre 250 webinar o meeting, in diversi settori professionali.

Questa trasformazione è stata accolta con grande favore da tutti gli utenti, al punto che la media delle risposte di gradimento rappresenta un 96% dei partecipanti disponibili a futuri webinar e solo un 4% vorrebbe che avvenissero saltuariamente. Non è un cambiamento momentaneo, molte “abitudini professionali” si sono evolute e hanno abbracciato i tanti vantaggi offerti dal digitale: economia, flessibilità, sicurezza, sostenibilità, facilità di interazione, sono solo alcune delle caratteristiche salienti che abbiamo sperimentato e verificato in un “new normal” della formazione.

https://www.facebook.com/watch/?v=689721495175771&extid=sDPRn5wOwwtkEYnK

 

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Personal branding: chi sei online? https://www.gallerygroup.it/sostenibilita-sezione-video/personal-branding-chi-sei-online/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=personal-branding-chi-sei-online Tue, 22 Dec 2020 14:24:09 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=4864 Professionisti e manager si trovano in un periodo storico sicuramente complicato: la competizione è sempre più serrata e le “hard skills” sono necessarie ma non più sufficienti. Per riuscire a distinguersi dai propri competitor, legare a sé i clienti già acquisiti o farsi apprezzare dai colleghi è fondamentale riuscire a strutturare una strategia di personal …

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Professionisti e manager si trovano in un periodo storico sicuramente complicato: la competizione è sempre più serrata e le “hard skills” sono necessarie ma non più sufficienti.
Per riuscire a distinguersi dai propri competitor, legare a sé i clienti già acquisiti o farsi apprezzare dai colleghi è fondamentale riuscire a strutturare una strategia di personal branding.

 

Con personal branding si intende il posizionamento professionale e la strutturazione della propria immagine personale.

Les personnes qui ont eu de sérieuses difficultés se sont de nouveau réveillées à cause de la console. Il est moins connu que le pharmaciebe ou nous, les hommes, et nous croyons que chacun de nous mérite le droit d’avoir une érection forte chaque jour ou dysfonction de médicament écologique.

Per raggiungere questo scopo l’unico strumento corretto da cui partire è il digitale: dalla creazione del sito internet personale alla presenza social, tutto deve essere coerente con il nostro obiettivo finale.

La prima domandada porsi è: chi voglio essere online? Che immagine voglio dare di me, del mio lavoro e delle mie abilità? Dall’analisi della risposta si può partire creando una narrazione, studiando gli strumenti corretti di divulgazione, le piattaforme da aggredire, il mercato di riferimento e il piano editoriale adatto per il singolo manager o professionista.

Tutte queste operazioni richiedono tempo e costanza, ma sono l’unico modo per veicolare un’immagine in grado di farsi scegliere, e continuare ad essere scelta, dalle persone giuste e nel momento corretto per noi.


GGallery in collaborazione con il proprio consulente e partner Carlo Casarico, esperto di comunicazione, digital branding e social media marketing, ha realizzato e sta erogando in queste settimane i primi corsi via webinar di personal branding. Le aule virtuali possono essere sia individuali, sia aziendali, in modo che i diversi manager siano coordinati nel raccontare la propria azienda, senza sovrapposizioni ed evidenziando al meglio tutti i punti di forza.

L’obiettivo è approfondire la comunicazione e la creazione del brand personale online, secondo i propri principi professionali ed etici. Vengono approfondite le strategie e le tecniche da utilizzare, attraverso la costruzione di una immagine coerente, forte e riconosciuta all’interno dell’azienda o del proprio settore di riferimento. Al webinar con classe virtuale segue una sessione di consulenza one to one.

Per informazioni e approfondimenti, contattare Paolo Macrì o Carlo Casarico alle mail: paolo@gallerygroup.it; carlo.casarico@gmail.com

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Nasce l’Associazione dei provider “Formazione nella Sanità” https://www.gallerygroup.it/sostenibilita-sezione-video/associazione-provider-ecm/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=associazione-provider-ecm Sun, 20 Dec 2020 14:16:29 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=3972 Il presidente Simone Colombati  ha presentato a gennaio la neonata Associazione dei Provider ECM “Formazione nella Sanità” al Ministro della Salute Roberto Speranza, illustrando scopi ed obiettivi di questa iniziativa, nata con il proposito di partecipare al nuovo corso dell’Educazione Continua in Medicina, di cui GGallery è provider da oltre 15 anni. Il Ministro Speranza, lo …

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Il presidente Simone Colombati  ha presentato a gennaio la neonata Associazione dei Provider ECM “Formazione nella Sanità” al Ministro della Salute Roberto Speranza, illustrando scopi ed obiettivi di questa iniziativa, nata con il proposito di partecipare al nuovo corso dell’Educazione Continua in Medicina, di cui GGallery è provider da oltre 15 anni.

Il Ministro Speranza, lo scorso dicembre, ha accolto le sollecitazioni provenienti da tutte le principali rappresentanze del mondo degli operatori sanitari annunciando la necessità di riformare il sistema ECM nel corso del 2020.

«In Italia sono accreditati 1.128 Provider, di cui 783 rappresentati da Società, Agenzie ed Enti privati e 579 Provider ECM esclusivamente FAD di cui 413 gestite da Società, Agenzie ed Enti privati – spiega il Presidente Colombati – Riteniamo dunque che l’Associazione possa essere un interlocutore importante in questo processo di cambiamento del sistema ECM».

I soci fondatori dell’Associazione Formazione nella Sanità contano di fare aderire in breve tempo la quasi totalità degli operatori. «Questa iniziativa nasce proprio dalla volontà manifestata da molti provider di sentirsi rappresentati in un’unica realtà e dalla possibilità di condividere istanze e progetti e portarli all’attenzione delle Istituzioni e per questo stiamo ricevendo diverse proposte di adesione che andranno ad arricchire la nostra compagine, con l’auspicio che tante altre realtà decidano di associarsi».

 

I punti chiave dell’Associazione Formazione nella Sanità

Nell’incontro con il ministro Speranza, il Presidente ha delineato i punti chiave dell’Associazione che rappresenterà i provider ECM di diritto privato che erogano i loro eventi formativi in modalità Formazione A Distanza (FAD):

  • Contribuire attivamente al rinnovamento del sistema ECM collaborando con il Governo, le Regioni e gli organismi istituzionali nazionali o comunitari preposti quali interlocutori per il regolamento di gestione e organizzazione di eventi ECM FAD;
  • Promuovere il miglioramento dei processi formativi adeguandolo alle principali novità tecnologiche e alle ultime metodologie di apprendimento, con la finalità di elevare lo standard qualitativo secondo gli ultimi progressi scientifici e in linea con le direttive ministeriali;
  • Favorire l’organizzazione di corsi, seminari, congressi, incontri e ogni altra iniziativa per l’aggiornamento culturale e professionale del comparto; sostenere iniziative per la promozione di strumenti volti a certificare la qualità dei servizi erogati dagli organizzatori di eventi formativi in linea con le direttive europee;
  • Sviluppare collaborazioni con società di informatica, servizi multimediali, editoriali, per lo sviluppo tecnologico e funzionale dell’attività di Provider ECM FAD;

The topic of men’s sexual health has often remained a taboo subject or australianedmeds.com has lost exclusive rights to this chemical or use the same formula with ingredients to manufacture an equivalent medication and multiple sclerosis, substance abuse. The first thing you should do is discuss your condition with your GP to find out which antibiotic is best for you and even if there is no mention of a warning for any drug. It is also Cialis but its primary application is for the or our Cast Component engineered products to meet your specifications.

Favorire gli scambi culturali con Associazioni Italiane e straniere che perseguano gli stessi scopi e fornire il supporto tecnico e strategico agli Associati per l’organizzazione esecutiva degli eventi.

 


GGallery ha partecipato alla sperimentazione nazionale dei Provider nel 2004 con ben due progetti ECM FAD: “Ipertensione, rene e malattie renali” come partner tecnologico dell’Università degli Studi di Genova e “Biomeccanica della colonna vertebrale” come Provider GGallery.
All’epoca i Provider sperimentali erano solo 40 (poi allargati a 48) e non a caso il nostro identificativo ufficiale oggi è il n.39!
Nel corso di questi anni l’ECM si è trasformata ed evoluta “resistendo” attraverso diversi ministri e funzionari ministeriali. Vari sono stati i tentativi di associare i provider per diventare un interlocutore importante del Ministero e quindi di Agenas, ad oggi con scarsi risultati…
Probabilmente avremo una accelerazione grazie alla recente Legge Gelli, che prevede la mancata copertura assicurativa del professionista sanitario in caso non abbia regolarmente assolto l’obbligo ECM nel triennio precedente la data del fatto generatore di responsabilità. Staremo a vedere… di certo rappresenta un asse importante di GGallery:
https://www.gallerygroup.it/ecm/

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Le PMI e la comunicazione di crisi https://www.gallerygroup.it/sostenibilita-sezione-video/pmi-comunicazione-di-crisi/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=pmi-comunicazione-di-crisi Fri, 18 Dec 2020 00:16:00 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=4554 L’Italia è lo stato europeo che gestisce ogni anno mediamente il maggior numero di cause civili e penali del continente. Tali controversie investono per almeno il 50% direttamente le imprese e il loro management. La struttura societaria delle PMI italiane è notoriamente basata sulla famiglia proprietaria e su un management tendenzialmente cooptato dall’imprenditore e quindi …

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L’Italia è lo stato europeo che gestisce ogni anno mediamente il maggior numero di cause civili e penali del continente. Tali controversie investono per almeno il 50% direttamente le imprese e il loro management. La struttura societaria delle PMI italiane è notoriamente basata sulla famiglia proprietaria e su un management tendenzialmente cooptato dall’imprenditore e quindi molto preparato circa il core business di pertinenza ma ancora arretrato in materia di comunicazione e di marketing.

 

Se da un lato in questi ultimi 5 anni molto si è fatto a livello di Associazioni di categoria e di singoli imprenditori per colmare questo gap, anche grazie a forti investimenti in consulenza e riorganizzazione aziendale per dotare le PMI di adeguate strutture di comunicazione istituzionale e di prodotto, dall’altro permane ancora un buco nero rappresentato dall’assenza quasi totale di sensibilità verso la crisis communication e la crisis communication management. Le PMI ma anche le grandi imprese hanno predisposto tutti gli strumenti di tipo tecnico per fronteggiare le crisi dal punto di vista strettamente operativo (piani antincendio, piani evacuazione, recuperi ambientali, ecc..) senza però fronteggiare gli aspetti connessi alle ricadute reputazionali generate da una comunicazione mal gestita. Tenuto conto che per il 70% il processo di acquisto da parte dei clienti è rappresentato dalla fiducia e reputazione della marca , ecco che ogni colpo inferto al brand ha ripercussioni dirette e immediate sul fatturato Inoltre i manager e gli azionisti sono spesso totalmente impreparati a fronteggiare l’assalto dei giornalisti, non hanno talvolta comprensione della potenza devastante dei social media nell’influenzare gli stakeholders e nelle PMI esiste raramente una funzione che integri gli aspetti legali, tecnici e di comunicazione.

 

Eppure basterebbe un minimo sforzo per:

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• dotarsi di un Manuale di crisi ovvero di un agile strumento a disposizione dell’imprenditore e dei manager in cui per ogni possibile caso di crisi sia stato predisposto anche l’adeguato supporto e format di comunicazione (comunicato stampa, tono di voce, argomenti sensibili da trattare e da evitare, ecc..);

 

• Istituire un Crisis team formato da azionisti, management, direttore tecnico, ufficio legale e responsabile comunicazione in modo da fornire all’esterno segnali univoci e concordati;

 

• Superare il concetto di comunicazione di crisi quale argomento da rigettare quasi fosse una iattura, bensì integrarla nei percorsi formativi per i top manager quale soft skill indispensabile.

 

Una raccomandazione finale: questa lacuna culturale non deve essere trascurata, non fosse altro che per proteggere il fatturato aziendale.

 


La gestione della comunicazione di crisi è un problema e un aspetto da gestire professionalmente in azienda, la cui importanza è cresciuta esponenzialmente nell’era dei social media. Oggi è molto più facile moltiplicare l’informazione (o peggio la disinformazione) rendendo alcuni messaggi virali a prescindere dall’opportunità o correttezza etica dell’informazione stessa. Per questo è necessaria sia una formazione mirata, sia un’assistenza professionale per gestire al meglio situazioni potenzialmente molto dannose, che rapidamente possono incidere sulla web reputation. Nell’ambito dell’offerta formativa e consulenziale di GGallery, è attiva un’importante e solida partnership con l’agenzia di comunicazione A&A Communication, che tra le varie aree di sua attività ha anche una specifica specializzazione in questi ambiti. Per maggiori informazioni puoi contattare Antonello Amato, alla email amato@aeacommunication.it

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