Formazione Archivi - GalleryGroup Corsi di formazione e comunicazione per aziende Tue, 11 Jan 2022 12:58:45 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.3 https://www.gallerygroup.it/wp-content/uploads/2021/12/cropped-gg_favicon-32x32.jpg Formazione Archivi - GalleryGroup 32 32 Talent Management a Genova: CFACTOR https://www.gallerygroup.it/formazione/talent-management-a-genova-cfactor/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=talent-management-a-genova-cfactor Tue, 16 Nov 2021 14:27:25 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=6269 Vi racconteremo una fiaba.   C’era una volta un vasto regno, popolatissimo e ricco di cose e di bellezze. Ma, in questo regno, lo stato era debole, e il suo controllo era labile. Il potere era in mano ad alcuni grandissimi feudatari, che, interessati solo ad accumulare denaro, permettevano qualunque cosa nei loro domini. Il …

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Vi racconteremo una fiaba.

 

C’era una volta un vasto regno, popolatissimo e ricco di cose e di bellezze.
Ma, in questo regno, lo stato era debole, e il suo controllo era labile. Il potere era in mano ad alcuni grandissimi feudatari, che, interessati solo ad accumulare denaro, permettevano qualunque cosa nei loro domini.
Il regno era, quindi, preda di banditi, imbroglioni, ciarlatani, mestatori, visionari, propalatori di ogni culto più strano ed esotico, e qualunque altra possibile categoria di manigoldi.

 

Al tempo stesso, però, in questo regno, si muoveva anche un gruppo di “predicatori”, che avevano un grande numero di seguaci nel popolo. Non erano disinteressati, anche loro parlavano alla gente per denaro. Anche loro avevano beni da vendere. Alcuni in effetti appartenevano alla categoria dei manigoldi di cui sopra. Ma molti di loro provvedevano ai cittadini di quel regno un orientamento, una qualche forma di guida, additando quali erano secondo loro le persone oneste e gli imbroglioni, cosa si poteva acquistare senza pericolo e cosa no, di chi ci si potesse fidare e di chi meno. Così, indirizzandoli, erano loro a decidere di cosa si parlava nel regno. E il loro potere era immenso.

 

Avrete già capito che la fiaba non è tale, il regno di cui vi ho parlato esiste: è la Rete.
Un territorio dove sembra che le leggi dello stato, degli stati, non abbiano alcuna validità. Dove potenti social network accumulano profitti enormi consentendo a qualunque bassezza e a qualunque ciarlataneria di venire diffusa a tutti e di provocare danni enormi alla società e al mondo. Dove le fake news, bufale e teorie cospirative di ogni genere imperversano, fuorviando milioni di persone.

 

E poi ci sono loro. Gli influencer.
Quelli che riescono a farsi ascoltare e a trasmettere un messaggio. Spesso questo messaggio è meramente commerciale. A volte è tossico. A volte è la trasmissione di uno stile di vita. In ogni caso, sono loro che hanno, e sempre più avranno, il potere di controllo di ciò che circola nella rete. E da un influencer si dovrà passare sempre più per indirizzare l’attenzione generale.
E anche qui, non tutti gli influencer sono uguali. Ci sono, in numero relativamente ridotto, quelli che chiamerò i “grandi influencer”, con milioni di follower, che parlano di generalità, e danno consigli ad ampio spettro.
Ma, accanto ad essi, si sommano sempre più i cosiddetti “micro influencer” quelli che hanno un numero di follower più ristretto, ma che si occupano di consigliare la loro platea su argomenti più specializzati, come una certa categoria di prodotti, o un certo hobby, una certa attività.
Ed è sicuro che in futuro, ma già da ora, il loro numero e la loro influenza crescerà, diventando sempre più importanti per indirizzare le scelte economiche e commerciali su Internet.
Si parla al riguardo, sempre più di “influencer marketing”, come dell’attività che condizionerà gli acquisti su Internet in misura sempre maggiore.

 

Ma non è facile diventare influencer, bisogna esserne capaci.
I follower bisogna guadagnarseli, attirarli e accattivarseli uno per uno. E bisogna saperlo fare.
Questo richiede l’acquisizione e il padroneggiamento di una grande varietà di skill, tale da permettere di valorizzare la propria visibilità in rete, e rendersi “attraenti” per i navigatori e i visitatori del proprio sito.

 

Ed è importante che vi sia gente che lo sappia fare; perché, come detto, il commercio su Internet dipenderà in misura sempre maggiore dalle capacità di indirizzo conseguite tramite l’influencer marketing. È quindi un interesse primario dell’industria formare gli influencer, un po’ come già si formano i venditori tradizionali, in modo da costruire in rete un ambiente “friendly” per i propri prodotti.

 

Questa è una delle missioni di CFactor, azienda che si occupa di “talent management”, vale a dire di formazione, promozione e orientamento di nuovi soggetti professionali nell’ambito delle tecnologie digitali.

 

Talent management e influencer marketing

Come detto, il problema degli influencer si riconduce al quadro generale delle problematiche di Talent Management, nel senso più letterale la gestione dei talenti, persone dotate di una ottima capacità intellettuale, associata a genialità, estro vivace, intelligenza intuitiva o emotiva e creatività.

 

Utilizzato soprattutto in ambito aziendale, il talent management si sta progressivamente affermando come strumento di crescita sia per i professionisti delle Tecnologie Digitali, che per coloro che vogliano diminuire il gap dovuto alla carenza di competenze digitali disponibili rispetto a quelle richieste dal mercato del lavoro, considerando anche la crescente richiesta di profili dotati di Competenze Trasversali (”Soft Skills”).
L’esigenza è sentita a tutti i livelli e in tutti i settori interessati dalla rivoluzione digitale, ma è soprattutto nell’ambito dell’utilizzo professionale dei social media che si riscontra una forte richiesta. Ed è qui che si inseriscono le tematiche relative ai micro influencer e all’influencer marketing.

 

La rivoluzione dei micro influencer

Come abbiamo visto in questo settore diventa assolutamente necessaria una visione ed una competenza a 360 gradi.
Accanto alle attività relative al posizionamento ed alla gestione della comunicazione ed alle abilità nella creazione dei contenuti, assumono via via un peso sempre maggiore le competenze sull’influence marketing, che consente di ottenere performance di gran lunga superiori ai media tradizionali, con livelli di engagement nettamente migliori, anche nella monetizzazione della presenza online, mediante la creazione di campagne marketing coerenti con le tematiche trattate.

Un altro aspetto importante è quello delle competenze nei rapporti con aziende ed enti, non solo nella gestione dei contenuti, ma anche per le incombenze burocratiche e tecniche, quali la gestione dei contratti.

E dato che l’esito delle campagne di influence marketing, accompagnato da una corretta azione di social marketing, è misurabile con grande precisione, bisogna sapere come evidenziare e valutare i risultati con report chiari e puntuali, conformi alle richieste del Committente.

CFactor si propone come punto di riferimento proprio in questo settore, con un approccio estremamente innovativo.

Il suo scopo è quello di individuare i migliori talenti social, aiutandoli nella crescita ed ottimizzazione dei propri contenuti. Con un approccio professionale e partendo dalle peculiarità artistiche e personali, viene individuato un “posizionamento” corretto, favorendo una presenza multicanale tanto autentica quanto performante.

 

E i risultati si vedono!

Ai primi di ottobre, 47 influencer, per un totale di 25 milioni di followers, provenienti da tutta Italia, di età compresa tra i 16 e i 40 anni, si sono riuniti alla convention di CFactor a Mirabilandia, uno dei parchi divertimenti più importanti d’Italia.
I ragazzi hanno condiviso con i loro followers un’esperienza mozzafiato tra le attrazioni più divertenti di Mirabilandia e le loro Instagram Stories e video Tik Tok hanno generato più di 6 milioni di visualizzazioni coinvolgendo target di ogni tipo!

 

E sono in arrivo tante altre iniziative e novità…
L’influencer marketing dominerà in futuro la rete: è bene essere preparati.
Come si dice: stay tuned!

Di Piero Chiabra & Marco Penso

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Sanità, il PNRR a rapporto https://www.gallerygroup.it/formazione/sanita-il-pnrr-a-rapporto/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=sanita-il-pnrr-a-rapporto Wed, 13 Oct 2021 07:50:53 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=6210 Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, presentato lo scorso aprile dal Presidente del Consiglio Mario Draghi alla Camera, si propone di risollevare il Paese e di rilanciarlo, cercando di colmare le “lacune” italiane evidenziatesi con la pandemia da Covid-19.   Per il PNRR sono stati stanziati 221,1 miliardi di euro, di cui 191,5 dai fondi …

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Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, presentato lo scorso aprile dal Presidente del Consiglio Mario Draghi alla Camera, si propone di risollevare il Paese e di rilanciarlo, cercando di colmare le “lacune” italiane evidenziatesi con la pandemia da Covid-19.

 

Per il PNRR sono stati stanziati 221,1 miliardi di euro, di cui 191,5 dai fondi dell’Unione Europea e 30,6 di risorse interne, da impiegare entro il 2026 con l’obiettivo di ammodernare e innovare il paese, promuovendo l’integrazione attraverso la tecnologia e la digitalizzazione. Come sappiamo, il piano ha in sé sei missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, salute.
Sulla salute vale la pena insistere e approfondire, perché il Covid-19 ha avuto un impatto devastante, in un sistema che, malgrado sia sempre stato tra i migliori al mondo e contornato da professionisti di eccellenza, ha dimostrato di avere molti difetti che adesso più che mai vanno corretti in prospettiva futura.
Dei fondi stanzianti dal PNRR, 20 miliardi di euro sono destinati alla salute puntando su 3 aree: le Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità e l’assistenza domiciliare. Le Case di Comunità sono presidi socio-sanitari destinati a diventare il punto di riferimento, accoglienza e orientamento a servizi di assistenza primaria di natura sanitaria. Gli Ospedali di Comunità svolgeranno una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero per sgravare l’ospedale da prestazioni di bassa complessità. Infine, l’assistenza domiciliare avrà un aumento significativo di investimenti con progetti di telemedicina proposti dalle Regioni in modo che entro il 2026 il 10% dei pazienti over 65, in particolare quelli con patologie croniche o non autosufficienti, sia preso in carico. Particolare importanza viene data all’innovazione tecnologica e alla ricerca.
Due dei grandi obiettivi che ha messo in luce Draghi durante il suo discorso alla Camera sono rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio e modernizzare, digitalizzando il Servizio Sanitario Nazionale per garantire a tutti un accesso equo alle cure. Possiamo dire che il primo obiettivo sia conseguenza del secondo. La tecnologia lato sensu ha raggiunto livelli altissimi e può essere il motore trainante in diversi ambiti, inclusa la prevenzione. Con lo sviluppo della telemedicina, non si vanno a riempire gli ospedali, spesso in affanno (basti pensare al periodo pandemico) ed è possibile garantire una cura adeguata e accurata del paziente. Con l’erogazione delle cure a distanza è possibile dedicarsi al paziente nel suo domicilio, con grande vantaggio per quelli più fragili, che soffrono di malattie croniche o invalidi e non autosufficienti. La soluzione ha peraltro ricadute positive in termini di protezione del paziente fragile stesso, che in alcuni casi non può vaccinarsi contro il Covid ed è esposto a un rischio maggiore di sviluppare forme più gravi della malattia.
Un approccio tecnologico integrato consente di monitorare il paziente costantemente, i suoi dati vanno inseriti all’interno del Fascicolo Sanitario Elettronico, con un accesso indipendente dall’attore sanitario, che sia il medico di base oppure ospedaliero, così da avere un aggiornamento costante e una continuità nell’assistenza che velocizza e rende qualitativo il processo di prevenzione.
Il telemonitoraggio è fondamentale anche dal punto di vista economico, perché rappresenta un notevole risparmio per il sistema sanitario grazie alla riduzione delle acuzie e quindi degli accessi al pronto soccorso derivanti da complicanze, frequenti nei pazienti con patologie croniche e comorbidità (stima di costo pari a 15 miliardi/anno).
Perché questa evoluzione digitale (e sanitaria) sia possibile e concreta è necessario che tutti gli attori all’interno del sistema sanità collaborino, dal medico di medicina generale, ai ricercatori, specialisti, infermieri e operatori socio-sanitari, in modo da avere un quadro completo del paziente. È altrettanto importante, come prerequisito, che siano adeguatamente formati alla digitalizzazione, gestione e trattamento dei dati.
Si tratta di un lavoro di squadra in cui il paziente, anche il più anziano, deve avere accesso ai suoi dati, in modo che anch’egli possa essere parte attiva e non passiva, come è sempre successo, del mantenimento della propria salute. È d’obbligo l’istituzione di una policy affinché tutte le strutture sanitarie in Italia, non solo locali, possano accedere ai dati del paziente ovunque si trovi non solo per finalità logistiche, come ad esempio un paziente che si trova in un luogo diverso da quello di residenza e ha bisogno di cure, ma anche di ricerca perché avere accesso in ogni momento ai dati dei trial clinici di pazienti con malattie rare può essere determinante. L’interoperabilità è fondamentale tra le Regioni, che devono avere a disposizione ogni mezzo per comunicare fra loro, senza differenze, annullando le distanze, fisiche e logistiche che oggi impediscono sinergie virtuose.
Un approccio olistico e di cooperazione deve allargarsi a tutti gli stakeholders della sanità, della Ricerca e dell’industria tecnologica, non solo dal punto di vista dei dati, ma anche da quello dei macchinari più avanzati e delle infrastrutture, affinché siano implementati e utilizzati in maniera ottimale. Bisogna sviluppare le nuove competenze che la transizione tecnologica richiede in continuo, ammodernando le strutture in modo che anch’esse possano essere adeguate.
Digitalizzazione e big data, telemonitoraggio, strutture all’avanguardia e macchinari altamente tecnologici necessitano di interventi infrastrutturali, ed è noto quanto l’Italia da questo punto di vista sia indietro soprattutto in aree rurali e nel Sud del Paese.
La deduzione è che l’ecosistema salute, come si propone di realizzare il PNRR grazie agli ingenti fondi stanziati, necessita di un grande lavoro di squadra, interoperabilità tra settori anche diversi, per lungo tempo distanti. Devono essere integrate culture e discipline per analizzare i vari aspetti che compongono la salute: clinici, sociali, economici, giuridici, tecnologici, informatici e telecomunicativi. Solo in questo modo si può parlare di ecosistema sanitario e non semplicemente di sistema, come siamo abituati sino ad oggi e che la pandemia ha evidenziato in tutte le sue criticità.
In conclusione, il PNRR mette in luce un aspetto fondamentale: l’integrazione, per tutti gli attori chiamati in campo, che devono collaborare in favore di un rapido, concreto cambiamento, di una comunicazione più efficace tra le Regioni e con il mondo della Ricerca, asset fondamentale di ogni Paese evoluto. Ma dobbiamo parlare anche di integrazione sociale, con il paziente al centro, consapevole del suo stato di salute e che non deve mai sentirsi abbandonato, come invece spesso accade con il paziente anziano, isolato durante l’emergenza Covid-19.
Il PNRR è un’opportunità, una grande occasione per “dimenticare” la pandemia, affrontare nuove sfide e continuare a garantire la sostenibilità economica di un sistema sanitario, il modello italiano, per tutti, ancora ricco di moltissime eccellenze.

Paolo Macrì

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Romanzi a tante mani: il digitale che non ti aspetti https://www.gallerygroup.it/formazione/romanzi-a-tante-mani-il-digitale-che-non-ti-aspetti/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=romanzi-a-tante-mani-il-digitale-che-non-ti-aspetti Fri, 04 Jun 2021 12:32:46 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=6027 Da un po’ di tempo, le tecnologie digitali vengono criticate. Da una pluralità di fonti queste tecnologie, utilizzate in periodo di pandemia per svolgere le lezioni in remoto, sono state accusate di aver diviso i ragazzi, arrivando addirittura a minare, in qualche caso alla base, la possibilità dei giovani di interagire gli uni con gli …

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Da un po’ di tempo, le tecnologie digitali vengono criticate.

Da una pluralità di fonti queste tecnologie, utilizzate in periodo di pandemia per svolgere le lezioni in remoto, sono state accusate di aver diviso i ragazzi, arrivando addirittura a minare, in qualche caso alla base, la possibilità dei giovani di interagire gli uni con gli altri privandoli dei rapporti di gruppo caratteristici della loro età. Da qui, educatori, pedagoghi, esperti di varia provenienza e caratura sono spesso poi partiti per emettere giudizi fortemente negativi sulle tecnologie digitali in sé, bollandole come nemiche della socialità, come un modo di isolare i giovani, come, alla fine, un pericolo per una loro corretta evoluzione in individui adulti e responsabili, come attori di una società civile.

Non è così. Non del tutto, non sempre.

 

In effetti, per chi ha visto queste tecnologie nascere e crescere, queste critiche sorprendono. Le tecnologie digitali hanno unificato il mondo, lo hanno strettamente integrato trasformandolo in un’unica piazza globale, fino al punto che, da parte di altri esperti, paradossalmente, si critica l’eccesso di comunicazione che dà spazio a notizie tendenziose e a false teorie, fino a sfiorare l’assurdità e il sovvertimento di massa.

 

 

Com’è possibile che una tecnologia che unisce tutti possa separare i ragazzi?

Forse si potrebbe pensare che nel caso della scuola e del forzato apprendimento a distanza causato dalla pandemia, le tecnologie digitali non siano state usate nel modo corretto e che un altro modo sia possibile. Può essere?

Per questo DiCulther e Paolo Vanacore hanno fatto un esperimento.

DiCulther, un’organizzazione dedita alla promozione della cultura digitale, e lo scrittore Paolo Vanacore, si sono posti la domanda su come si potesse concepire un’iniziativa implementata tramite tecnologie digitali, in grado di creare una rete di interazioni sociali ed emotive tra i giovani che facesse loro trovare, o ritrovare, la voglia di stare insieme attraverso la scoperta della bellezza di un lavoro comune che facesse loro comprendere come il lavorare insieme e il capirsi non dipendano dal mezzo con cui si comunica, ma dall’avere un obiettivo condiviso e una serie di “regole di ingaggio” per rapportarsi gli uni con gli altri, in modo da impostare un dialogo che porti a stabilire una comunità, virtuale o meno. Ma quale lo scopo, quali le regole di ingaggio?

 

E poi, è venuta l’idea: un romanzo e una gara.

 

Un romanzo: mettere insieme studenti di scuole e classi diverse che, sulla base di un breve incipit predefinito, si auto organizzino e scrivano una trama, un dipanarsi di vicende collettive intrecciate tra loro che sia coerente e autoconsistente avvincendo sia il lettore nella descrizione di un percorso che chi lo scrive, perché all’interno di esso possa vedere proiettata una parte di sé. E far avvenire tutto questo totalmente in remoto, attraverso gli strumenti di comunicazione resi possibili dalle tecnologie digitali.

Una gara: diversi team che, sulla falsariga dello stesso incipit di base, generino romanzi diversi che sviluppano diverse opzioni e alternative per poi valutare cosa è stato fatto e inserire un elemento di competizione con una selezione del migliore romanzo e un suo inserimento nei canali che portano alla stampa.

Diverse scuole, in tutta Italia, sono state coinvolte in questo esperimento.

A Genova, sotto il coordinamento e l’assistenza della OdV diGenova, sono state definite due squadre composte ciascuna da classi di tre licei genovesi: una squadra dei licei D’Oria e Mazzini e una del Liceo Colombo.

Ciascuna squadra doveva scrivere un romanzo a partire da una condizione iniziale riassunta in un breve testo: un ragazzo parte per il primo viaggio della sua vita assieme a un gruppo di amici all’inizio del Covid e prima di partire lascia una lettera ai genitori. Da lì, i due team dovevano scrivere, indipendentemente l’uno dall’altro, un romanzo completo che sarebbe stato confrontato con l’altro e con quelli prodotti dagli altri team sparsi per il paese, per poi scegliere uno o più vincitori.

È da notare come ciascun team fosse composto da un numero di studenti variabile tra i 60 e gli 80, che i ragazzi delle diverse classi, anche all’interno dei singoli team, non si conoscessero e che i professori, a parte alcune indicazioni iniziali, si sono completamente astenuti dal partecipare e dall’interferire con il lavoro dei loro studenti. E che, inoltre, tutti i contatti tra i singoli membri di ciascun team si sono svolti durante periodi di lockdown, con sistemi di comunicazione a distanza come unico mezzo di comunicazione tra ciascuno di loro.

 

I risultati sono stati sorprendenti, quasi sconvolgenti.

 

Gli studenti, lasciati a sé stessi, solo provvisti di un obiettivo accattivante e di un compito, una missione si sono immediatamente interconnessi, hanno stabilito contatti tra di loro e in un tempo brevissimo, hanno trasformato ciascun gruppo, deliberatamente lasciato “libero” e senza vincoli, in una organizzazione strutturata, dotata di un organigramma e di una struttura funzionale in grado di affrontare al meglio un lavoro complesso e articolato quale la scrittura di un romanzo.

Addirittura, le organizzazioni che si sono date erano diverse e funzionali alla diversa struttura di base del romanzo che i due gruppi avevano deciso di dare.

Il tema D’Oria-Mazzini aveva incentrato il suo romanzo sull’approfondimento della natura, della personalità e dei profili tematici ed esistenziali di tre personaggi, diventati le figure chiave del romanzo, sui cui sviluppi e sulle cui vicende si sarebbe incentrato il corpo dell’opera.

Il team del Liceo Colombo ha deciso di sviluppare il romanzo secondo un doppio binario parallelo: quello della vicenda “di base”, indicata dalle condizioni iniziali, con un suo protagonista e dei comprimari, e quello di “Marco”, l’autore della vicenda stessa, che prende forma man mano che lui la scrive e di cui vengono descritti il travaglio e la maturazione interiore, sullo sfondo dei suoi problemi di identità e di rapporti, in primis con i suoi genitori. Un’invenzione letteraria complessa che, francamente, non ci si sarebbe aspettati da un gruppo di ragazzi senza alcuna esperienza di scrittura.

Così si sono messi al lavoro. Con passione, dedizione e fatica.

Si sono conosciuti, incontrati imparando a comprendersi. Si sono confrontati, hanno scambiato le loro idee. Hanno discusso, litigato, raggiunto accordi. Hanno valutato differenti opzioni, scelte e hanno preso decisioni su quale fosse quella migliore. Hanno messo in questo lavoro una parte di sé stessi, delle loro aspirazioni e speranze, identificandosi con tanti aspetti dei loro personaggi. Hanno creato tanti fili di eventi che, orditi insieme, hanno generato trame varie e coinvolgenti.

Hanno dato a tutto questo un senso profondo che viene da dentro di loro, da ciò che accade quando si è giovani, sull’orlo della vita in attesa che prenda una sua direzione che ancora non si conosce. Tutto questo è stato messo in quei romanzi.

 

Le tecnologie digitali non solo non hanno ostacolato, ma sono state uno strumento prezioso con cui gli studenti hanno potuto collaborare tra loro senza problemi di tempo, distanze o appartenenze a questa o quella classe o istituto.

Sì, in un certo senso le tecnologie li hanno resi soli: soli tra di loro. Ma tra loro comunicanti in modo vivo, operoso ed efficace. Il risultato sono stati due romanzi bellissimi che danno una viva emozione a chi li voglia leggere e coinvolgono nella lettura.

Dopo che i romanzi sono stati consegnati, abbiamo intervistato i ragazzi. Tutti hanno dichiarato che avevano vissuto questa esperienza con entusiasmo e partecipazione e che si erano identificati nei personaggi delle loro storie. E che, grazie a questa iniziativa, avevano scoperto nuovi amici, idee e modi di relazionarsi. Tutto questo si poteva capire dai loro volti da cui traspariva che questa esperienza se la porteranno con loro e nelle proprie attività future e se ci metteranno una parte di sé stessi, come hanno fatto con questo romanzo, le realizzeranno sicuramente con successo.

I vincitori del concorso sono stati proprio i ragazzi dei nostri Licei, il Liceo Colombo si è classificato primo, mentre il Team D’Oria/Mazzini secondo vincendo anche due premi speciali della giuria “L’amore in ogni sua forma” e “Immigrazione e integrazione” rispettivamente.

 

Ma penso che questa gara l’avevano già vinta tutti i ragazzi che hanno partecipato.

Penso che l’abbiano vinta i ragazzi che hanno compiuto un piccolo (piccolo?) passo verso la cultura e una maggiore conoscenza di sé e degli altri. Penso che l’abbiamo vinta tutti noi, perché il risultato di questa gara ci consente un po’ di ottimismo.

Questa gara ci dimostra infatti che, anche per le tecnologie digitali, il nuovo non ha intrinsecamente il potere di deprimere le qualità dell’Uomo. Presto o tardi, in una maniera o nell’altra, l’Uomo, le sue idee, la sua passione, il suo lavoro vincono e rendono la tecnologia uno strumento, utilizzabile per il bene o per il male, ma sempre dall’Uomo del quale incrementano soltanto le potenzialità.

Basta trovare il corretto modo di utilizzarlo e questo alla fine si trova, sempre. In questo senso, si può dire che quei ragazzi, quegli studenti, hanno dato, loro a noi, una lezione.

A cura di Piero Chiabra, diGenova OdV


GGallery è da sempre attenta ai giovani e al mondo dell’istruzione, collaborando con diversi progetti di scambio scuola-lavoro, realizzando stage e tirocini o partecipando attivamente alle iniziative della Regione o del sistema, scolastico, universitario e Confindustriale come “Garanzia Giovani”, “Ragazzi in Azienda” e “Voglio Fare il Manager” o infine “Career Day”.Per info o collaborazioni, contattare la dott.ssa Luciana Santoro – luciana@gallerygroup.it

 

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Il futuro della formazione: l’hybrid learning https://www.gallerygroup.it/formazione/futuro-della-formazione-hybrid-learning/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=futuro-della-formazione-hybrid-learning Wed, 13 Jan 2021 17:51:42 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=5731 Tra i tanti settori che hanno subito gli effetti negativi della pandemia da Covid19 c’è quello del MICE (meetings, incentives, conferences and exhibitions) ovvero congressi, seminari e convention aziendali, che notoriamente si sono sempre svolti di persona coinvolgendo un elevato numero di partecipanti. Con il lockdown, che ha reso impossibile lo svolgimento tradizionale di questo …

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Tra i tanti settori che hanno subito gli effetti negativi della pandemia da Covid19 c’è quello del MICE (meetings, incentives, conferences and exhibitions) ovvero congressi, seminari e convention aziendali, che notoriamente si sono sempre svolti di persona coinvolgendo un elevato numero di partecipanti.

Con il lockdown, che ha reso impossibile lo svolgimento tradizionale di questo tipo di attività, si è assistito alla diffusione dell’utilizzo dei sistemi di videoconferenza e ad una parziale conversione degli eventi residenziali in meeting online e webinar.

Ad oggi, novembre 2020, la normativa vigente prevede che siano sospese tutte le attività convegnistiche e congressuali, ad eccezione di quelle che svolgono in modalità a distanza.

Ma quale sarà lo scenario che si prospetterà quando sarà possibile riprendere gli incontri de visu, nel rispetto delle misure di distanziamento sociale e di contenimento del contagio?

Molto probabilmente sarà favorito lo sviluppo di un nuovo format, detto ibrido, capace di coniugare la tutela della salute con i bisogni formativi e/o comunicativi.

In particolar modo nel campo della formazione, potrebbe prendere piede la didattica ibrida o hybrid learning. Si tratta di eventi che prevedono la fusione di presenza fisica e virtuale, ovvero che si rivolgono simultaneamente sia a persone presenti in aula che collegate da remoto.

Il fattore innovativo della didattica ibrida risiede nella possibilità di raggiungere in totale sicurezza un numero anche molto elevato di discenti, potendone misurare meglio l’audience engagement.

Altro aspetto interessante è che la didattica ibrida è più sostenibile in quanto ha un impatto in termini di consumo di Co2 inferiore a quello di un evento in presenza per lo stesso numero di partecipanti.

Spesso l’hybrid learning viene considerato un sinonimo di blended learning, ma in realtà si tratta di due metodologie didattiche molto differenti; se la prima, come abbiamo visto, si rivolge in simultanea a discenti in presenza e a distanza, la seconda prevede un’alternanza tra lezioni analogiche tradizionali e lezioni online.

Nel blended learning, infatti, si combinano e mixano diversi metodi di apprendimento, ma questi non si affiancano mai; i discenti non hanno possibilità di scegliere la metodologia di loro preferenza e di personalizzare la propria esperienza formativa, ma devono seguire un percorso strutturato.

Il vantaggio dell’hybrid learning è proprio quello di essere flessibile, caratteristica indispensabile durante la situazione attuale. L’insegnamento ibrido, inoltre, rende l’apprendimento più accessibile ai diversamente abili e consente ai discenti che risiedono in aree remote di poter formarsi senza difficoltà.

Sebbene l’hybrid learning sia una misura di emergenza, è molto probabile che diventi un pilastro della formazione, in quanto può essere la chiave per interpretare il presente e l’immediato futuro, garantendo sicurezza, partecipazione del pubblico e sostenibilità.


Nell’autunno 2019 e quindi in tempi non sospetti, GGallery aveva inaugurato la propria “webinar room”, per avviare e potenziare una serie di progetti e percorsi formativi a distanza in modalità sincrona. È stato automatico cogliere e valorizzare la trasformazione in atto: già nelle primissime settimane di emergenza Covid-19 sono stati prodotti i primi corsi e-learning con registrazione da remoto e convertiti molti degli eventi residenziali nel formato “video conferenza”. Ad oggi il nostro calendario 2020 conta oltre 250 webinar o meeting, in diversi settori professionali.

Questa trasformazione è stata accolta con grande favore da tutti gli utenti, al punto che la media delle risposte di gradimento rappresenta un 96% dei partecipanti disponibili a futuri webinar e solo un 4% vorrebbe che avvenissero saltuariamente. Non è un cambiamento momentaneo, molte “abitudini professionali” si sono evolute e hanno abbracciato i tanti vantaggi offerti dal digitale: economia, flessibilità, sicurezza, sostenibilità, facilità di interazione, sono solo alcune delle caratteristiche salienti che abbiamo sperimentato e verificato in un “new normal” della formazione.

https://www.facebook.com/watch/?v=689721495175771&extid=sDPRn5wOwwtkEYnK

 

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2020: crisi e opportunità da Covid-19 https://www.gallerygroup.it/formazione/2020-crisi-e-opportunita-da-covid-19/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=2020-crisi-e-opportunita-da-covid-19 Tue, 05 May 2020 18:32:03 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=4907 Grandi progetti europei, sostenibilità ambientale ed economica, big data e intelligenza artificiale, digital health, telemedicina e robotica… Sono davvero tante le opportunità e le innovazioni che avrebbero dovuto caratterizzare l’anno 2020, spesso ribattezzato “ventiventi”. Le aspettative positive, trasversali in tanti settori, sono state deluse o modificate (in rari casi potenziate) dall’impatto imprevisto e inimmaginabile del …

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Grandi progetti europei, sostenibilità ambientale ed economica, big data e intelligenza artificiale, digital health, telemedicina e robotica… Sono davvero tante le opportunità e le innovazioni che avrebbero dovuto caratterizzare l’anno 2020, spesso ribattezzato “ventiventi”. Le aspettative positive, trasversali in tanti settori, sono state deluse o modificate (in rari casi potenziate) dall’impatto imprevisto e inimmaginabile del virus Covid-19, meglio noto come Coronavirus. Formalmente è il 2019 l’anno collegato a questo virus, ma è nel 2020 che si è concretizzata la più importante pandemia della storia moderna.
Dopo le prime settimane di diffusione del virus in Cina, nessuno (o quasi) avrebbe previsto le drammatiche conseguenze che stiamo vivendo oggi, in primis per la salute delle persone, quindi per le strutture sanitarie in senso lato e infine per tutto il mondo di imprese e istituzioni.
È azzardato e imprudente fare previsioni a medio o lungo termine su quelle che saranno le ricadute sociali, economiche e politiche a livello locale e internazionale. Forse solo dopo la concreta possibilità di avere un vaccino collaudato e disponibile, si potranno fare ipotesi stabili e credibili, ma in ogni caso, la società globale si sarà nel frattempo modificata, delineando nuove abitudini, assetti ed equilibri (o squilibri).

Guardando al mondo del lavoro è evidente come il lock-down abbia imposto una condizione di paralisi a una percentuale elevatissima di aziende, soprattutto MPMI, con effetti devastanti su quelli che saranno i conti economici dell’anno, cui seguirà un’evidente crisi occupazionale, temporaneamente protetta dalla cassa integrazione. Vero è che alcune nicchie di mercato sono in crescita, come nel settore alimentari e GDO o nell’ambito ICT e telecomunicazioni, in parte nel mondo farmaceutico. Ma è un “segno più” ampiamente insufficiente rispetto a turismo e ristorazione, automotive e trasporti, moda, commercio al dettaglio, servizi e consulenza, edilizia e artigianato, mercati finanziari, che hanno subito un profondo rosso di almeno tre mesi.
La Fase 2, anche definita di “convivenza con il virus”, per alcune aziende o settori continuerà a essere proibitiva, per altri sarà occasione di ripresa o ripartenza, verso una nuova normalità, sempre che un possibile effetto yo-yo non riporti al blocco totale. Come in borsa potranno esserci rimbalzi e opportunità, che si realizzeranno da un lato semplicemente sfruttando i vuoti rimasti in questi mesi, dall’altro lato creando prodotti e servizi o modelli di lavoro che sono nati durante la crisi.

Innegabilmente la situazione di emergenza ha guidato, o meglio obbligato, grandi masse di persone a imparare cose nuove, nelle relazioni sociali, nei consumi, nel modo di informarsi e intrattenersi; infine, per chi ha potuto, anche a lavorare diversamente, attraverso lo smart working. Un’automatica necessità di formazione e alfabetizzazione informatica ha pervaso le famiglie italiane, che in poche settimane hanno introdotto l’uso quotidiano della videoconferenza, dell’e-commerce, dell’intrattenimento online, quindi di tecnologie e piattaforme che saranno certamente utili per l’immediato futuro.
L’auspicio è che la rinnovata competenza nella fruizione di strumenti IT costituisca un’azione diffusa di re-skill capace di colmare almeno parzialmente il gap tecnologico e il digital divide che caratterizzavano gran parte della popolazione e della società produttiva, con ricadute negative sul lavoro per il costo definito di ignoranza informatica. Non solo, l’utilizzo consapevole, efficace e diffuso delle ICT potrebbe consentire un nuovo inizio: il realizzarsi della società dell’informazione o società della conoscenza, un’occasione di crescita, democrazia culturale, in grado di fare evolvere la nostra economia verso sane forme di globalizzazione, equità sociale e sostenibilità.
Forse, l’automobile non è più il bene simbolo della civiltà occidentale, la sensibilità e il rispetto verso l’ambiente sono cresciuti, il desiderio di un’informazione imparziale e oggettiva si è diffuso, la classe politica potrebbe imparare nuove regole o modi di porsi verso i cittadini, perfino le istituzioni hanno dimostrato che l’impossibile era possibile, a Genova, con la ricostruzione del Ponte.
Forse, il Coronavirus ci ha fatto scoprire “La Civiltà dell’Empatia. La corsa verso la coscienza globale nel mondo in crisi”: è il titolo di un saggio scritto da Jeremy Rifkin poco più di dieci anni orsono.

 

Un ricordo personale
A margine di queste considerazioni, mi è d’obbligo volgere un pensiero a Pietro Crovari, mancato a 88 anni nel marzo di quest’anno, Professore Emerito di Igiene e Medicina Preventiva dell’Università di Genova, medaglia al merito della sanità pubblica e per anni presidente della Società italiana di Igiene.
Un giorno di qualche anno fa, durante un pranzo nel nostro Rotary Club Genova Est, ho avuto il piacere di stare un po’ con lui a farmi raccontare… in quelle settimane era ormai chiaro che l’annunciato spavento per l’influenza suina H1N1 si era risolto, con meno conseguenze di quelle previste. Già alcuni gridavano allo scandalo inveendo contro i vaccini e le aziende farmaceutiche. Ovviamente non persi l’occasione per fare qualche domanda sull’argomento e chiedergli “Piero, allora, ma com’è questa storia della suina?”. E lui, impassibile, con un sorriso sarcastico: “Semplicemente, ci è andata bene!”.
Caro Piero… mi sa che avevi proprio ragione. Ti ricordo sempre, con amicizia e affetto.

Genova, 3 maggio 2020
Paolo Macrì

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Il ruolo dell’Influencer nel percorso d’acquisto https://www.gallerygroup.it/comunicazione/il-ruolo-dellinfluencer-nel-percorso-dacquisto-del-consumatore/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=il-ruolo-dellinfluencer-nel-percorso-dacquisto-del-consumatore Mon, 09 Mar 2020 08:24:51 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=4675 Da un sondaggio realizzato dall’Osservatorio Influencer Marketing nel 2019 e condotto su di un  campione di circa 1000 utenti di piattaforme social è emerso chiaramente che i profili degli influencer (e delle persone molto famose) conquistano molti più follower che le pagine create ad hoc dalle aziende per promuovere proprie attività/prodotti. È stato rilevato che …

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Da un sondaggio realizzato dall’Osservatorio Influencer Marketing nel 2019 e condotto su di un  campione di circa 1000 utenti di piattaforme social è emerso chiaramente che i profili degli influencer (e delle persone molto famose) conquistano molti più follower che le pagine create ad hoc dalle aziende per promuovere proprie attività/prodotti. È stato rilevato che il 36% degli utenti segue le pagine dei brand mentre il 70% viene coinvolto dai post dei personaggi preferiti.

È interessante notare che sia per coloro che seguono le celebrity che per coloro che sono più interessati dalle pagine social di marchi famosi le categorie “merceologiche” più attenzionate sono praticamente le stesse. Il maggior interesse è legato alle tematiche relative all’abbigliamento, alla cucina e all’intrattenimento. A seguire le pagine di turismo spot, benessere, cosmetica.

Lusso e prodotti per l’infanzia sono categorie che generano un coinvolgimento minore.

Relativamente ad argomenti di cucina gli influencer generano molto più engagement: è il 2° argomento più trattato dagli influencer seguiti, rispetto alle pagine di marche del settore food, al 5° posto nella classifica delle categorie maggiormente seguite.


Quanto incide l’influencer marketing sulle scelte d’acquisto?

Il ruolo degli influencer è quello di instradare un percorso d’acquisto dei propri follower, stimolando in loro il desiderio di informarsi su un determinato prodotto o servizio. Il 62% del campione ha acquistato almeno un prodotto dopo averlo visto promosso da un influencer, ma tale acquisto non è avvenuto nell’immediato, tramite il link del post/story: la maggior parte degli acquirenti (74%) ha finalizzato la conversione qualche tempo dopo, su altri canali.

I siti di e-commerce come Amazon sono i canali privilegiati dagli utenti di tutte le età, tuttavia il focus sulla generazione Z rivela che il punto vendita fisico riveste ancora un buon appeal per molti giovani. L’influencer dunque è un’importante base di ispirazione in grado di costruire affinità e senso di appartenenza attorno ai valori del brand ma ha un’incidenza più ridotta rispetto all’attivazione diretta dell’acquisto.

Per sfruttarne tutto il potenziale, è necessario che diventi parte integrante di una campagna più articolata e utilizzarlo come vero e proprio punto di contatto, unitamente a quelli più tradizionali.

Infatti mentre il 39% dei followers chiede maggiori informazioni direttamente all’influencer (percentuale già molto elevata) il 70% si fa “ispirare” dagli stessi ma il 74% cerca poi informazioni anche altrove. È evidente come ogni punto di contatto giochi un ruolo ben preciso nel supportare la marca, infatti alcuni media assolvono a compiti più “informativi” (awerness e familiarity) mentre altri più esperienziali, come il punto vendita, hanno un importante ruolo nel guidare le valutazioni d’acquisto.

 


 

Per quanto gli influencer siano importanti in molte campagne di comunicazione e marketing, è necessaria una progettazione del piano editoriale multicanale, capace di integrare diversi strumenti, coerenti ma declinati nei diversi ambiti di applicazione. Per questo è necessario rivolgersi ad agenzie capaci di assolvere a 360° i processi di produzione dei contenuti e della loro implementazione e controllo. GGallery si distingue proprio perché al suo interno ha tutte le competenze, trasversali e tecnologiche, che utilizza per creare soluzioni all-in-one.
Per avere un progetto personalizzato e specifico, rivolgiti ai ns. marketing specialist come Alessia Luca e Roberto Stranieri:
alessia@ggallery.it e roberto.stranieri@ggallery.it

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Coronavirus. Il Miur pronto a incentivare l’homeschooling https://www.gallerygroup.it/comunicazione/coronavirus-homeschooling/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=coronavirus-homeschooling Tue, 03 Mar 2020 15:05:55 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=4630 Durante l’emergenza coronavirus solo nella prima settimana di crisi sono state chiuse 26 mila scuole statali e paritarie, 180 mila sono state le classi inattive nelle sette regioni in cui sono state sospese le lezioni. Quasi 4 milioni di alunni, in quelle ore, sono stati costretti a casa, il 44% dell’intera popolazione scolastica del nostro …

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Durante l’emergenza coronavirus solo nella prima settimana di crisi sono state chiuse 26 mila scuole statali e paritarie, 180 mila sono state le classi inattive nelle sette regioni in cui sono state sospese le lezioni. Quasi 4 milioni di alunni, in quelle ore, sono stati costretti a casa, il 44% dell’intera popolazione scolastica del nostro Paese. Con il rischio che periodi di quarantena didattica si possano ripetere , forse anche l’Italia, come sta avvenendo in Cina potrebbe affrontare l’emergenza mettendo in atto, come risorsa su cui puntare, l’e-learning e l’homeschooling. In Cina la riapertura delle scuole dopo il loro capodanno era prevista per il 17 febbraio. Nelle tre settimane dopo il 25 gennaio però i timori per la diffusione del coronavirus si sono ingigantiti e hanno indotto le autorità della Cina (quelle politiche e sanitarie prima ancora di quelle scolastiche) a vietare le manifestazioni pubbliche e a non riaprire le scuole. Si sono quindi affidati all’homeschooling  sostituendo le tradizionali lezioni in classe e in presenza con lezioni online che gli studenti devono seguire da casa tramite la Tv e il computer.

 

Anche in Italia la stessa ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina  ha annunciato che si sta attivando per la didattica a distanza. Perché la scuola non può rimanere ferma, tanto meno in un momento come questo. Lo ha confermato durante un webinar tenutosi il 25 febbraio dal titolo “Emergenza Coronavirus, la scuola non si ferma. Col digitale al servizio degli studenti”. “Il ministero dell’Istruzione è in campo, ci stiamo raccordando con tutte le autorità competenti per dare messaggi che rassicurino e supportino i nostri studenti, le famiglie, il personale scolastico – ha sottolineato la ministra – La nostra comunità scolastica sta dando una risposta molto positiva in tutto il Paese. Al momento ci sono scuole chiuse in alcune Regioni come misura precauzionale. La situazione è in evoluzione, stiamo valutando tutti gli scenari. Il diritto alla salute in questo momento viene prima di tutto, ma non vogliamo farci trovare impreparati – ha proseguito – Stiamo studiando soluzioni per la didattica a distanza. Vogliamo garantire un servizio pubblico essenziale ai nostri studenti”.

 

Sul sito del Miur dal giorno successivo si legge
“I dirigenti scolastici delle scuole in cui l’attività didattica è stata sospesa per l’emergenza sanitaria possono attivare, di concerto con gli organi collegiali competenti e per la durata della sospensione, modalità di didattica a distanza, ponendo particolare attenzione alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità. Il Ministero dell’Istruzione è al lavoro, attraverso la propria task force, per supportare le scuole per la didattica a distanza. Si partirà dalle numerose buone pratiche già messe in campo dalle scuole. E si lavorerà anche con realtà pubbliche e private che collaborano da tempo con il dicastero e che metteranno a disposizione contenuti e supporti digitali.”

 

Contemporaneamente il ministro dell’Università e della Ricerca scientifica Gaetano Manfredi in una nota ufficiale ha annunciato “Da lunedì 2 marzo, nelle aree colpite dal coronavirus, gran parte degli universitari potrà progressivamente tornare a seguire le lezioni sul web grazie all’insegnamento a distanza. Dopo un confronto sui provvedimenti sul contenimento dell’emergenza epidemiologica, con i rettori delle aree interessate abbiamo concordato tutte le disposizioni da attuare. Tra le altre, c’è quella utile a garantire la partecipazione degli studenti alle attività didattiche attraverso il web”. “Si tratta – chiude il Ministro – di un primo passo verso il ritorno alla normalità, con l’auspicio che agli Atenei, a emergenza superata, possa presto essere restituita la loro funzione di luogo di aggregatori sociali e non soltanto culturali”.

Anche se non direttamente collegata alla presa di posizione dei due ministri un’altra notizia va nella direzione di una maggiore attenzione alla formazione a distanza in tutte le sue forme. È stato infatti confermato il ritiro del decreto Fioramonti che – in sintesi – chiudeva le lauree telematiche in psicologia e scienze della formazione non considerandole sufficienti dal punti di vista formativo ed organizzativo. Indipendentemente dai tragici motivi per i quali si è attivato un positivo  focus sulla formazione a distanza, non possiamo che salutare positivamente questa rinnovata attenzione per un metodo di insegnamento che non potrà che avere un grande sviluppo in tutti gli ambiti formativi, da quello scolastico a quello lavorativo.

 


 

La Formazione A Distanza è una modalità formativa sempre più utilizzata, anche in ambito professionale ed aziendale, in quanto permette l’utilizzo di diversi strumenti (videolezioni, webinar, test online, questionari, materiali scaricabili, …) fruibili da grandi numeri di utenti e con potenzialità molto simili alla formazione in presenza, dove ogni partecipante può utilizzare o condividere contenuti, intervenire e porre domande o fare esercitazioni. La nostra azienda si occupa da molti anni di Formazione utilizzando le modalità e-learning (oggi anche mobile learning) e possiede sia le competenze sia le strutture per mettersi a disposizione delle Scuole in qualità di partner tecnologico editoriale, per implementare queste nuove metodologie didattiche. Per ricevere il documento con le nostre soluzioni metodologiche, tecnico-didattiche o per una videocall di approfondimento, contatta le nostre

specialist: Francesca Ferrando e Martina Moresco.

francesca@gallerygroup.it
martina@gallerygroup.it

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Agenzia di comunicazione: un’opportunità di lavoro per i giovani https://www.gallerygroup.it/comunicazione/agenzia-di-comunicazione-giovani/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=agenzia-di-comunicazione-giovani Tue, 03 Mar 2020 14:57:16 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=4623 Dal rapporto “Il Mercato del Lavoro nel Settore della Comunicazione Italiana” realizzato dall’associazione “Aziende della Comunicazione Unite” appare in tutta evidenza che in Italia uno dei pochi settori che continua a crescere è uello della “Comunicazione”. È uno dei più dinamici in Italia ed è in continua evoluzione. Inoltre le competenze digitali, nelle aziende che …

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Dal rapporto “Il Mercato del Lavoro nel Settore della Comunicazione Italiana” realizzato dall’associazione “Aziende della Comunicazione Unite” appare in tutta evidenza che in Italia uno dei pochi settori che continua a crescere è uello della “Comunicazione”. È uno dei più dinamici in Italia ed è in continua evoluzione. Inoltre le competenze digitali, nelle aziende che ne fanno parte, sono molto richieste e spesso insufficienti.

 

La crescita nel 2019 è prevista sia in termini di fatturato (+5%) che di occupazione (+6%). E la crescita dell’organico è stimata +48%. La maggior parte di queste aziende ha sede nel nord Italia, è stata fondata recentemente (il 62% dopo il 2000) con una percentuale di donne (65%) e di giovani (47%) eccezionalmente alta

 

L’indagine evidenzia che queste aziende lavorano contemporaneamente almeno su 4 ambiti sottoindicati:

  • Progettazione creativa o strategica
  • Produzione (audio/video, grafica, eventi)
  • BTL
  • Social media
  • PR & media relations
  • Digital e Media planning

 

Per il settore dei Servizi, del Marketing e della Comunicazione la percentuale di competenze digitali richieste è tra il 15% e il 30%. E tra queste molto richieste sono le competenze di content creator, ovvero creazione di contenuti come blog, immagini, video e la loro pianificazione in ottica di marketing digitale. Gli strumenti e i canali che è importante conoscere e saper usare per adottare una strategia digital adeguata ai tempi sono numerosi e tra questi particolare:

  • La capacità di creare un Digital Marketing Plan adeguato, individuando budget e strumenti giusti.
  • Usare i Social in ottica aziendale
  • Comunicare in modo corretto ad ogni target, grazie a uno studio delle dinamiche del linguaggio e alla comunicazione
  • Saper gestire e monitorare le azioni sui Social tramite advertising e insights
  • Capire le dinamiche della SEO e sfruttare al meglio le proprie potenzialità di posizionamento
  • Usare Google Ads per raggiungere nuovi clienti grazie a una gestione competente del SEM
  • Saper misurare la redditività delle azioni intraprese tramite Google Analytics
  • Attirare i giusti follower su Instagram

 


Le competenze giuste per lavorare in un’agenzia di comunicazione sono davvero tante! Difficile stare al passo con i tempi e seguire l’evoluzione di tutti i nuovi media: una delle soluzioni è nella sigla LLL (Life Long Learning) per essere aggiornati spaziando tra skill tecnologiche e umanistiche. Quasi tutti i progetti di comunicazione comprendono processi, prodotti e servizi di informazione multimediale integrata che richiedono team eterogenei ma equilibrati per trovare la soluzione più adatta per ogni messaggio e per ogni target. Ecco una delle caratteristiche principali di GGallery: la capacità di offrire soluzioni customizzate, a 360° e interamente gestite all’interno dell’azienda. Perché video, carta stampata, piattaforme web, mailing elettronici e social media sono strumenti che possono (talvolta devono) coesistere per avere la massima efficacia ed efficienza.

 

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Formazione 4.0: la proroga del credito d’imposta 2020 https://www.gallerygroup.it/formazione/credito-imposta-2020-come-funziona/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=credito-imposta-2020-come-funziona Thu, 13 Feb 2020 12:09:08 +0000 https://www.gallerygroup.it/?p=4414 Il disegno di Legge di Bilancio 2020 ha previsto la proroga del credito d’imposta per le spese di formazione nel settore delle tecnologie 4.0. Visto l’impatto che tale agevolazione può avere nel sistema industriale, soprattutto per settori a più alta “intensità tecnologica”, cerchiamo di capire meglio come funziona: le condizioni di accesso al beneficio, le attività …

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Il disegno di Legge di Bilancio 2020 ha previsto la proroga del credito d’imposta per le spese di formazione nel settore delle tecnologie 4.0. Visto l’impatto che tale agevolazione può avere nel sistema industriale, soprattutto per settori a più alta “intensità tecnologica”, cerchiamo di capire meglio come funziona: le condizioni di accesso al beneficio, le attività e le spese ammissibili e le modalità di fruizione del credito d’imposta.

 

La disciplina del credito d’imposta formazione 4.0

Il credito d’imposta per le spese di formazione nel settore delle tecnologie 4.0 è stato introdotto nell’ambito del Piano nazionale Impresa 4.0 e consiste in un’agevolazione rivolta a tutte le aziende che vogliono cogliere le opportunità legate alla quarta rivoluzione industriale.

 

Le spese ammissibili

Il Decreto Ministeriale 4 maggio 2018 individua le spese ammissibili al beneficio, ovverosia l’importo che costituisce la base di calcolo del credito d’imposta. Assumono rilievo le sole spese relative al personale dipendente impegnato come discente, limitatamente al costo aziendale riferito alle ore o alle giornate di formazione. Il costo aziendale deve essere inteso come: “la retribuzione al lordo di ritenute e contributi previdenziali e assistenziali, comprensiva dei ratei del trattamento di fine rapporto, delle mensilità aggiuntive, delle ferie e dei permessi, maturati in relazione alle ore o alle giornate di formazione svolte nel corso del periodo d’imposta agevolabile, nonché delle eventuali indennità di trasferta erogate al lavoratore in caso di attività formative svolte fuori sede”. È espressamente stabilito che sono ammissibili anche le spese sostenute per il personale dipendente impiegato in tali attività in veste di docente o tutor; anche in questo caso, infatti, l’impresa sostiene un costo pari al “mancato reddito” del dipendente distolto dalle ordinarie attività produttive per essere occupato nelle attività di formazione interna.

 

Le attività ammissibili

Le attività di formazione rilevanti per la misura in esame sono quelle finalizzate all’acquisizione o al consolidamento delle competenze nelle tecnologie rilevanti per la realizzazione del processo di trasformazione tecnologica e digitale. Il D.M. 4 maggio 2018 ha previsto un elenco, non esaustivo, delle attività ammissibili al credito d’imposta, rivolte alla formazione del personale dipendente dell’impresa, concernenti le seguenti tecnologie:
• Big data e analisi dei dati,
• Cloud e fog computing,
• cyber security,
• simulazione e sistemi cyber-fisici,
• prototipazione rapida,
• sistemi di visualizzazione, realtà virtuale e realtà aumentata,
• robotica avanzata e collaborativa,
• interfaccia uomo macchina,
• manifattura additiva (o stampa tridimensionale),
• internet delle cose e delle macchine,
• integrazione digitale dei processi aziendali.
Tali attività risultano ammissibili a condizione che il loro svolgimento sia espressamente disciplinato in contratti collettivi aziendali o territoriali depositati presso l’Ispettorato territoriale del lavoro competente.

 

La misura del credito e le modalità di fruizione

A partire dalle spese sostenute dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2018 (cioè dall’anno d’imposta 2019, per i soggetti con l’esercizio coincidente con l’anno solare), la percentuale del vantaggio fiscale è prevista in misura differente a seconda delle dimensioni dell’impresa che ne fruisce. In particolare, il credito è attribuito alle piccole imprese nella misura del 50 per cento delle spese sostenute per la formazione, è concesso nella misura del 40 per cento per le medie imprese e ridotta al 30 per cento per le grandi imprese. Il massimale annuale è previsto nel limite di euro 300.000 per le piccole e medie imprese, mentre scende ad euro 200.000 per le grandi imprese. La norma prevede che il credito d’imposta possa essere utilizzato esclusivamente in compensazione, mediante modello F24 da presentare tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate con esclusione pertanto di ogni possibilità di richiesta di rimborso.
L’utilizzo in compensazione del credito d’imposta è ammesso a partire dal periodo d’imposta successivo a quello di sostenimento delle spese ammissibili, subordinatamente all’avvenuto adempimento degli obblighi di certificazione descritti. Ciò significa che la fruizione del credito d’imposta attraverso il suo utilizzo in compensazione può avvenire dal periodo d’imposta successivo a quello agevolabile ma non prima dell’ottenimento da parte dell’impresa della certificazione della documentazione contabile.

 

Dichiarazione e obblighi documentali

AI fini dell’ammissibilità al credito d’imposta per le spese di formazione nel settore delle tecnologie 4.0, è introdotto l’obbligo di certificazione dei costi da parte del soggetto incaricato della revisione legale o da un professionista iscritto nel Registro dei revisori legali. Tale soggetto dovrà verificare l’effettività delle spese sostenute per le attività di formazione agevolabili e la corrispondenza delle stesse alla contabilità predisposta dall’impresa. Si segnala che detto adempimento non può ritenersi soddisfatto nell’ambito delle ordinarie attività svolte dal soggetto incaricato della revisione contabile e del giudizio finale sul bilancio d’esercizio. Per le società non tenute al controllo legale dei conti, l’espletamento di tale obbligo di certificazione dovrà essere adempiuto attraverso specifico incarico conferito ad un revisore legale o ad una società di revisione. Solo per queste ultime imprese, è previsto che le spese sostenute per adempiere all’obbligo di certificazione contabile siano riconosciute in aumento del credito d’imposta, per un importo non superiore ad Euro 5.000 e fermo restando il massimale annuale sopra riportato. Oltre all’obbligo concernente l’apposita certificazione della documentazione contabile, le imprese beneficiarie sono tenute a predisporre e conservare ulteriori prove documentali, tra i quali una relazione che illustri le modalità organizzative e i contenuti delle attività di formazione svolte, ai fini dei successivi controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate e idonee a dimostrare il rispetto dei limiti e delle condizioni necessari al fine di poter fruire del credito d’imposta. Si segnala infine l’obbligo di esposizione in Dichiarazione dei redditi del credito d’imposta Formazione 4.0 che deve essere riportato nel quadro RU, dedicato ai crediti d’imposta concessi alle imprese, e nel prospetto “Aiuti di Stato” del quadro RS della Dichiarazione dei redditi.

 


Il meccanismo del Credito di Imposta ha rappresentato negli scorsi anni uno strumento importante per le imprese italiane che hanno investito in ricerca e sviluppo, sfruttando il cosiddetto “bonus ricerca”. Purtroppo oggi il raggio di azione è limitato agli investimenti in formazione in chiave Industria 4.0. Tuttavia se questa opportunità viene affiancata a progetti di formazione finanziata grazie all’utilizzo dei fondi per la formazione professionale come ad esempio Fondimpresa, Forte, Fonditalia o Fondirigenti, le imprese possono recuperare molte risorse, mettere a sistema interventi di formazione continua e di re-skill per garantire la competitività dei propri lavoratori. GGallery al suo interno dispone di competenze specifiche per fare consulenza in questo ambito, aiutando le imprese a fare progetti, a trovare i giusti docenti/formatori e a implementare risorse anche tecnologiche che agevolano importanti processi informativi anche in modalità smart working. Per avere info o chiarimenti scrivi ai nostri specialist, Fabrizio De Maria e Luciana Santoro:
fabrizio@ggallery.it
luciana@ggallery.it

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